Presidente
Francesco Petrini
Relatori
Angela Romano
Roberto Ventresca
Lucia Coppolaro
Discussant
Lorenzo Mechi
Abstract
La globalizzazione, ossia la fase di accelerata interconnessione tra le società umane che ha preso corpo dalla metà degli anni Settanta per intensificarsi nei decenni successivi, ha rappresentato il tratto caratterizzante di un’epoca storica. Eppure non sembra aver ancora trovato un’adeguata interpretazione storiografica, né riguardo alla sua eziologia, né riguardo alla sua prassi. Nel discorso pubblico predominano spiegazioni che appaiono inadeguate e superficiali. Tautologie secondo le quali la globalizzazione si spiega con… la globalizzazione. Essa costituirebbe un dato di natura, frutto di dinamiche erroneamente supposte oggettive, quali, in primis, lo sviluppo tecnologico dei trasporti e della comunicazione; oppure il dinamismo congenito del capitalismo, all’origine della nascita di mercati mondiali, rigurgitando un mal digerito Marx, quello della borghesia che dà “un'impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi”, spianandone “le muraglie cinesi” di protezione nazionale, dimenticando però quello, fondamentale, degli antagonismi di classe.
Sfugge, in queste letture della globalizzazione come dato di natura, che essa è da considerarsi non un evento, bensì un processo che ha richiesto, e tuttora richiede, massicce dosi di governo e regolazione, una serie di scelte a atti di tipo politico che è compito dello storico spiegare e contestualizzare. In campo economico, al di là delle fumisterie ideologiche sui mercati autoregolantesi, l’intervento dei poteri pubblici è stato determinante sia nel creare le condizioni per l’intensificazione sempre più spinta di flussi mondiali di merci, capitali e persone, sia nel consentire il funzionamento di questo sistema integrato di scambi di fattori produttivi. Dallo smantellamento del sistema di embeddedliberalism, passato attraverso la deregolamentazione di Wall Street nel 1975 e l’abbandono dei controlli sui cambi da parte della Gran Bretagna nel 1979, ai recenti, massicci interventi della finanza pubblica per tamponare la crisi, il ruolo di reti e istituzioni nazionali, internazionali, sovranazionali, transnazionali è sempre risultato cruciale. Come scriveva Karl Polanyi a proposito di unaprecedentefase di intensificazionedell’integrazioneeconomicainternazionale: “There was nothing natural about laissez faire; free markets could never have come into being merely by allowing things to take their course”.
Il panel intende esplorare alcune dimensioni del processo di governo della globalizzazione economica di fine millennio, mettendo in rilievo il ruolo di attori, come gli Stati dell’Est europeo, finora considerati spettatori passivi di uno show condotto dai paesi del capitalismo avanzato, o di organizzazioni internazionali quali l’OCSE e la UE che hanno svolto una funzione cruciale nel promuovere e sostenere una maggiore integrazione dei mercati.
L’Europa dell’Est e la globalizzazione negli anni Settanta e Ottanta
Angela Romano
La globalizzazione è stata spesso presentata come un processo subito dai regimi socialisti, se non una delle forze che ne determinarono il fallimento ultimo e la caduta. Tuttavia, ne manca un accurato studio storiografico. In questi ultimi anni, alcuni gruppi di ricerca europei (nei quali la relatrice è coinvolta) stanno esplorando le reazioni e il contributo attivo che i paesi socialisti provarono a dare al processo di globalizzazione.
Il contributo qui proposto offrirà una visione critica d’insieme di tali ricerche e i loro risultati preliminari. L’attenzione è posta tanto sulla valutazione che le élites governative dei paesi socialisti fecero delle opzioni e delle problematiche relative alla globalizzazione e alla mutevole divisione internazionale del lavoro, quanto alle analisi e scelte compiute in riferimento allo spazio più circoscritto della cooperazione e degli scambi intraeuropei.
La relazione prenderà in considerazione il loro atteggiamento nei confronti delle principali istituzioni internazionali (GATT, FMI e Banca mondiale), così come le riforme adottate intese a consentire loro di integrarsi con i mercati internazionali e, in particolare, con le economie dell'Europa occidentale. Quest’ultima, ivi compresa la Comunità Europea, emerge, infatti, come il principale punto di riferimento per i tentativi dei paesi socialisti di collegarsi con l'economia mondiale.
L'OCSE. “Un predicatore globale” del capitalismo
Roberto Ventresca
Il contributo studia l’azione dell’OCSE negli anni Settanta- Ottanta ricostruendo il rapporto tra l’organizzazione e alcuni stati membri, il G7 e la Comunità Europea. Tale ricostruzione evidenzia come l’OCSE abbia gradualmente abbandonato l’approccio macroeconomici keynesiano e progressivamente adottato l’approccio supply-side e monetarista, favorendo la globalizzazione dell’economia internazionale.
"If youliberalize, you must organize”: la Comunità Europea/Unione Europa e il regime commerciale multilaterale del GATT/WTO (1986-1994)
Lucia Coppolaro
Nel settembre 1999, nel corso dell'audizione al Parlamento europeo, Pascal Lamy presentò il concetto di “globalizzazione controllata” come il principio guida del suo futuro mandato di commissario della DG Commercio. Lamy dava un nome a un principio che l'Unione europea (UE) aveva cercato di applicare alla progressiva integrazione dell'economia mondiale: la liberalizzazione del commercio internazionali dovevano andare di pari passo al rafforzamento delle regole e dei poteri delle organizzazioni internazionali al fine di rendere la globalizzazione meno diseguale e a vantaggio non solo di un piccolo gruppo di paesi o persone. “Ifyouliberalise, you must organize”, chiariva Pascal Lamy. Il contributo descrive la posizione della CE/UE nella globalizzazione degli anni Ottanta e Novanta focalizzando l’attenzione sul ruolo della CE/UE nella la conferenza commerciale GATT dello Uruguay Round (1986-1994). Il contributo mostra come la UE abbia contribuito, da un lato, a liberalizzare il commercio internazionale e, dall’altro, a istituire l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e a rendere obbligatorio il sistema di risoluzione delle controversie commerciali. Nel periodo preso in considerazione, l'UE fu in grado di promuovere la sua idea di globalizzazione gestita e di rafforzare le regole e le istituzioni del regime commerciale multilaterale. Successivamente, con la fine delle Guerra Fredda con il passaggio a un sistema di relazioni internazionali multipolare, tale capacità si è drammaticamente indebolita.
Curriculum dei partecipanti
Francesco Petrini
Professore associato d storia delle relazioni internazionalipresso il Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell’Università di Padova. Presso la Scuola di Economia e Scienze politiche della stessa Università tiene il corso “Il capitalismo e le relazioni internazionali” e quello di “Storia dell’Asia”. I suoi interessi di ricerca ruotano attorno alla connessione tra assetti socio-economici e dinamiche internazionali. In particolare si è occupato della collocazione dell’economia italiana nel sistema internazionale, di integrazione europea, della crisi degli anni ’70 e del dibattito sulle multinazionali, della storia dell’industria petrolifera. Su questi temi ha pubblicato articoli e contributi in riviste e volumi collettanei, italiani e stranieri. Tra le sue ultimepubblicazioni: Imperi del profitto. Multinazionalipetrolifere e governinel XX secolo, Milano 2015; Capital Hits the Road: Regulating Multinational Corporations during the Long 1970s, in K. Andresen and S. Müller (eds), Contesting Deregulation: Debates and Practices in the West since the 1970s, New York-Oxford 2017, 185-198.
Angela Romano
Senior ResearchFellow presso il Department of History and Civilization, allo European University Institute (EUI), e project manager del progetto ‘Looking West: i regimi socialisti europei che affrontano la cooperazione pan-europea e la Comunità europea’ (PanEur1970s), finanziato dall’ERC e diretto dal prof. Federico Romero. Nel 2006 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Firenze. È stata Jean MonnetFellow all’EUI (2009/10); Marie Curie Fellow presso l’International HistoryDepartment della LSE (2011/2013) e HonoraryResearchFellow presso l'Università di Glasgow (2013-2015). Storica della Guerra Fredda e dell’Integrazione Europea, Romano concentra le sue ricerche su distensione, processi d’integrazione e cooperazione in Europa, relazioni economiche Est-Ovest, CSCE, relazioni esterne della CE/UE, e relazioni transatlantiche. Su questi temi ha pubblicato numerosi articoli in riviste internazionali peer-reviewed e capitoli in volumi collettanei, perlopiù in inglese; è stata invitata a tenere conferenze in varie università europee e a presentare relazioni in numerosi convegni in Europa, negli Stati Uniti, Russia e Giappone. Romano sta ultimando la sua seconda monografia (Routledge, inizio 2018), che analizza il ruolo della Comunità Europea durante la Guerra Fredda in Europa, 1969-1983. Per il suo CV esteso e lista delle pubblicazioni visitare:
https://www.eui.eu/DepartmentsAndCentres/HistoryAndCivilization/People/Fellows/Profiles/Romano
Roberto Ventresca
(Jean Monnet Foundation – Lausanne – Fondazione Luigi Einaudi) è borsista presso la Fondazione Luigi Einaudi – Torino con in progetto di ricerca “Europa neoliberale? L’Institute of Economic Affairs e la diffusione del neoliberalismo in Europa occidentale tra seconda la metà degli anni Settanta e la fine della guerra fredda”. E’ anche Teaching Assistant MA degree in History and OrientalStudies – Curriculum GLOC – Global Cultures Dipartimento di Storia Culture Civiltà – Università di Bologna. Nel 2015, ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Storia contemporanea presso la Scuola superiore di studi storici, geografici e antropologici – Università di Padova, Venezia Ca’ Foscari, Verona con la tesi “: Prove tecniche d’integrazione. L’Italia e l’OECE negli anni della prima legislatura repubblicana (1947-1953)”. Tra le sue pubblicazioni, Prove tecniche d'integrazione. L'Italia, l'Oece e la ricostruzione economica internazionale (1947-1953), Milano, FrancoAngeli, 2017; «Alberelli senza radici». I delegati italiani alla Ccee-Oece e l’avvio del processo d’integrazione economica europea (1947-1951), «Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900», 2/2018 [forthcoming]; Italian Migration Policiesat the Beginning of the European Integration Process: FruitlessAttempts?, in Elena Calandri, Simone Paoli, Antonio Varsori (eds.), Peoples and Borders. Seventy Years of Movement of Persons in Europe, to Europe, from Europe (1945-2015), «Journal of European Integration History», special issue 2017, pp. 57-75.
Lucia Coppolaro
Professore associato di storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell’Università di Padova. Nel 2006 ha conseguito il Dottorato di Ricerca presso l’Istituto Universitario Europeo. Dal 2006 al 2011 è stata lecturer al Dipartimento di Economia dell’UniversitatPompeuFabra (Barcellona) e dal 2008 al 2014 post-doc fellow all’Università di Lisbona. Dal 2014 al 2017 è stata ricercatrice Rita Levi Montalcini presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Storica dell’integrazione economica europea e del commercio internazionale, Lucia Coppolaro concentra le sue ricerche sulla storia del GATT/WTO, sulla politica commerciale della CE/UE e sulla Banca Europea degli Investimenti. Su questi temi ha pubblicato numerosi articoli in riviste internazionali (ContemporaryEuropeanHistory, The International HistoryReview) e volumi collettanei con le maggiori case editrice internazionali (Routledge e Palgrave). La seconda edizione della sua monografia “The Making of a Wolrd Trading Power. The EC in the GATT Kennedy Round negotiations” è stata pubblicata da Routledge nel 2016. Lucia Coppolaro sta ultimando la sua seconda monografia intitolato “Clashing over commerce. The EC/EU trade policy from 1958 to 2018”.
Lorenzo Mechi
Professore associato di Storia delle Relazioni Internazionali, Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali, Università di Padova. Presso la Scuola di Economia e Scienze politiche della stessa Università tiene – o ha tenuto i corsi di Storia delle relazione internazionali, Storia dell’Integrazione europea, History of International Organizations.
I suoi interessi di ricerca tuotano attorno alla Politica sociale della Comunità/Unione Europea; Italia e integrazione europea; Confederazione Europea dei Sindacati; Organizzazione Internazionale del Lavoro; Questioni sociali e politica internazionale. Su questitemi ha pubblicato numerosi articoli, volume collettanei, tra cui L’Organizzazione Internazionale del Lavoro e la ricostruzione europea. Le basi sociali dell’integrazione economica (1931-1957), Roma, Ediesse, 2012; L’Europa di Ugo La Malfa. La via italianaallamodernizzazione (1942-1979), Milano, Franco Angeli, 2003; “Economic regionalism and social stabilization: the International Labour Organization and Western Europe in the early post-war years”, The International History Review, vol. 35, issue 4, 2013, pp. 844-862. La sua attuale ricerca si concentra sul principio di giustizia sociale nelle Organizzazioni Internazionali, l’apertura commerciale e costi sociali nell’Europa del 900 e la storia della dimensione sociale dell’integrazione europea nel lungo periodo.
Francesco Petrini
Relatori
Angela Romano
Roberto Ventresca
Lucia Coppolaro
Discussant
Lorenzo Mechi
Abstract
La globalizzazione, ossia la fase di accelerata interconnessione tra le società umane che ha preso corpo dalla metà degli anni Settanta per intensificarsi nei decenni successivi, ha rappresentato il tratto caratterizzante di un’epoca storica. Eppure non sembra aver ancora trovato un’adeguata interpretazione storiografica, né riguardo alla sua eziologia, né riguardo alla sua prassi. Nel discorso pubblico predominano spiegazioni che appaiono inadeguate e superficiali. Tautologie secondo le quali la globalizzazione si spiega con… la globalizzazione. Essa costituirebbe un dato di natura, frutto di dinamiche erroneamente supposte oggettive, quali, in primis, lo sviluppo tecnologico dei trasporti e della comunicazione; oppure il dinamismo congenito del capitalismo, all’origine della nascita di mercati mondiali, rigurgitando un mal digerito Marx, quello della borghesia che dà “un'impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi”, spianandone “le muraglie cinesi” di protezione nazionale, dimenticando però quello, fondamentale, degli antagonismi di classe.
Sfugge, in queste letture della globalizzazione come dato di natura, che essa è da considerarsi non un evento, bensì un processo che ha richiesto, e tuttora richiede, massicce dosi di governo e regolazione, una serie di scelte a atti di tipo politico che è compito dello storico spiegare e contestualizzare. In campo economico, al di là delle fumisterie ideologiche sui mercati autoregolantesi, l’intervento dei poteri pubblici è stato determinante sia nel creare le condizioni per l’intensificazione sempre più spinta di flussi mondiali di merci, capitali e persone, sia nel consentire il funzionamento di questo sistema integrato di scambi di fattori produttivi. Dallo smantellamento del sistema di embeddedliberalism, passato attraverso la deregolamentazione di Wall Street nel 1975 e l’abbandono dei controlli sui cambi da parte della Gran Bretagna nel 1979, ai recenti, massicci interventi della finanza pubblica per tamponare la crisi, il ruolo di reti e istituzioni nazionali, internazionali, sovranazionali, transnazionali è sempre risultato cruciale. Come scriveva Karl Polanyi a proposito di unaprecedentefase di intensificazionedell’integrazioneeconomicainternazionale: “There was nothing natural about laissez faire; free markets could never have come into being merely by allowing things to take their course”.
Il panel intende esplorare alcune dimensioni del processo di governo della globalizzazione economica di fine millennio, mettendo in rilievo il ruolo di attori, come gli Stati dell’Est europeo, finora considerati spettatori passivi di uno show condotto dai paesi del capitalismo avanzato, o di organizzazioni internazionali quali l’OCSE e la UE che hanno svolto una funzione cruciale nel promuovere e sostenere una maggiore integrazione dei mercati.
L’Europa dell’Est e la globalizzazione negli anni Settanta e Ottanta
Angela Romano
La globalizzazione è stata spesso presentata come un processo subito dai regimi socialisti, se non una delle forze che ne determinarono il fallimento ultimo e la caduta. Tuttavia, ne manca un accurato studio storiografico. In questi ultimi anni, alcuni gruppi di ricerca europei (nei quali la relatrice è coinvolta) stanno esplorando le reazioni e il contributo attivo che i paesi socialisti provarono a dare al processo di globalizzazione.
Il contributo qui proposto offrirà una visione critica d’insieme di tali ricerche e i loro risultati preliminari. L’attenzione è posta tanto sulla valutazione che le élites governative dei paesi socialisti fecero delle opzioni e delle problematiche relative alla globalizzazione e alla mutevole divisione internazionale del lavoro, quanto alle analisi e scelte compiute in riferimento allo spazio più circoscritto della cooperazione e degli scambi intraeuropei.
La relazione prenderà in considerazione il loro atteggiamento nei confronti delle principali istituzioni internazionali (GATT, FMI e Banca mondiale), così come le riforme adottate intese a consentire loro di integrarsi con i mercati internazionali e, in particolare, con le economie dell'Europa occidentale. Quest’ultima, ivi compresa la Comunità Europea, emerge, infatti, come il principale punto di riferimento per i tentativi dei paesi socialisti di collegarsi con l'economia mondiale.
L'OCSE. “Un predicatore globale” del capitalismo
Roberto Ventresca
Il contributo studia l’azione dell’OCSE negli anni Settanta- Ottanta ricostruendo il rapporto tra l’organizzazione e alcuni stati membri, il G7 e la Comunità Europea. Tale ricostruzione evidenzia come l’OCSE abbia gradualmente abbandonato l’approccio macroeconomici keynesiano e progressivamente adottato l’approccio supply-side e monetarista, favorendo la globalizzazione dell’economia internazionale.
"If youliberalize, you must organize”: la Comunità Europea/Unione Europa e il regime commerciale multilaterale del GATT/WTO (1986-1994)
Lucia Coppolaro
Nel settembre 1999, nel corso dell'audizione al Parlamento europeo, Pascal Lamy presentò il concetto di “globalizzazione controllata” come il principio guida del suo futuro mandato di commissario della DG Commercio. Lamy dava un nome a un principio che l'Unione europea (UE) aveva cercato di applicare alla progressiva integrazione dell'economia mondiale: la liberalizzazione del commercio internazionali dovevano andare di pari passo al rafforzamento delle regole e dei poteri delle organizzazioni internazionali al fine di rendere la globalizzazione meno diseguale e a vantaggio non solo di un piccolo gruppo di paesi o persone. “Ifyouliberalise, you must organize”, chiariva Pascal Lamy. Il contributo descrive la posizione della CE/UE nella globalizzazione degli anni Ottanta e Novanta focalizzando l’attenzione sul ruolo della CE/UE nella la conferenza commerciale GATT dello Uruguay Round (1986-1994). Il contributo mostra come la UE abbia contribuito, da un lato, a liberalizzare il commercio internazionale e, dall’altro, a istituire l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e a rendere obbligatorio il sistema di risoluzione delle controversie commerciali. Nel periodo preso in considerazione, l'UE fu in grado di promuovere la sua idea di globalizzazione gestita e di rafforzare le regole e le istituzioni del regime commerciale multilaterale. Successivamente, con la fine delle Guerra Fredda con il passaggio a un sistema di relazioni internazionali multipolare, tale capacità si è drammaticamente indebolita.
Curriculum dei partecipanti
Francesco Petrini
Professore associato d storia delle relazioni internazionalipresso il Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell’Università di Padova. Presso la Scuola di Economia e Scienze politiche della stessa Università tiene il corso “Il capitalismo e le relazioni internazionali” e quello di “Storia dell’Asia”. I suoi interessi di ricerca ruotano attorno alla connessione tra assetti socio-economici e dinamiche internazionali. In particolare si è occupato della collocazione dell’economia italiana nel sistema internazionale, di integrazione europea, della crisi degli anni ’70 e del dibattito sulle multinazionali, della storia dell’industria petrolifera. Su questi temi ha pubblicato articoli e contributi in riviste e volumi collettanei, italiani e stranieri. Tra le sue ultimepubblicazioni: Imperi del profitto. Multinazionalipetrolifere e governinel XX secolo, Milano 2015; Capital Hits the Road: Regulating Multinational Corporations during the Long 1970s, in K. Andresen and S. Müller (eds), Contesting Deregulation: Debates and Practices in the West since the 1970s, New York-Oxford 2017, 185-198.
Angela Romano
Senior ResearchFellow presso il Department of History and Civilization, allo European University Institute (EUI), e project manager del progetto ‘Looking West: i regimi socialisti europei che affrontano la cooperazione pan-europea e la Comunità europea’ (PanEur1970s), finanziato dall’ERC e diretto dal prof. Federico Romero. Nel 2006 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Firenze. È stata Jean MonnetFellow all’EUI (2009/10); Marie Curie Fellow presso l’International HistoryDepartment della LSE (2011/2013) e HonoraryResearchFellow presso l'Università di Glasgow (2013-2015). Storica della Guerra Fredda e dell’Integrazione Europea, Romano concentra le sue ricerche su distensione, processi d’integrazione e cooperazione in Europa, relazioni economiche Est-Ovest, CSCE, relazioni esterne della CE/UE, e relazioni transatlantiche. Su questi temi ha pubblicato numerosi articoli in riviste internazionali peer-reviewed e capitoli in volumi collettanei, perlopiù in inglese; è stata invitata a tenere conferenze in varie università europee e a presentare relazioni in numerosi convegni in Europa, negli Stati Uniti, Russia e Giappone. Romano sta ultimando la sua seconda monografia (Routledge, inizio 2018), che analizza il ruolo della Comunità Europea durante la Guerra Fredda in Europa, 1969-1983. Per il suo CV esteso e lista delle pubblicazioni visitare:
https://www.eui.eu/DepartmentsAndCentres/HistoryAndCivilization/People/Fellows/Profiles/Romano
Roberto Ventresca
(Jean Monnet Foundation – Lausanne – Fondazione Luigi Einaudi) è borsista presso la Fondazione Luigi Einaudi – Torino con in progetto di ricerca “Europa neoliberale? L’Institute of Economic Affairs e la diffusione del neoliberalismo in Europa occidentale tra seconda la metà degli anni Settanta e la fine della guerra fredda”. E’ anche Teaching Assistant MA degree in History and OrientalStudies – Curriculum GLOC – Global Cultures Dipartimento di Storia Culture Civiltà – Università di Bologna. Nel 2015, ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Storia contemporanea presso la Scuola superiore di studi storici, geografici e antropologici – Università di Padova, Venezia Ca’ Foscari, Verona con la tesi “: Prove tecniche d’integrazione. L’Italia e l’OECE negli anni della prima legislatura repubblicana (1947-1953)”. Tra le sue pubblicazioni, Prove tecniche d'integrazione. L'Italia, l'Oece e la ricostruzione economica internazionale (1947-1953), Milano, FrancoAngeli, 2017; «Alberelli senza radici». I delegati italiani alla Ccee-Oece e l’avvio del processo d’integrazione economica europea (1947-1951), «Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900», 2/2018 [forthcoming]; Italian Migration Policiesat the Beginning of the European Integration Process: FruitlessAttempts?, in Elena Calandri, Simone Paoli, Antonio Varsori (eds.), Peoples and Borders. Seventy Years of Movement of Persons in Europe, to Europe, from Europe (1945-2015), «Journal of European Integration History», special issue 2017, pp. 57-75.
Lucia Coppolaro
Professore associato di storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell’Università di Padova. Nel 2006 ha conseguito il Dottorato di Ricerca presso l’Istituto Universitario Europeo. Dal 2006 al 2011 è stata lecturer al Dipartimento di Economia dell’UniversitatPompeuFabra (Barcellona) e dal 2008 al 2014 post-doc fellow all’Università di Lisbona. Dal 2014 al 2017 è stata ricercatrice Rita Levi Montalcini presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Storica dell’integrazione economica europea e del commercio internazionale, Lucia Coppolaro concentra le sue ricerche sulla storia del GATT/WTO, sulla politica commerciale della CE/UE e sulla Banca Europea degli Investimenti. Su questi temi ha pubblicato numerosi articoli in riviste internazionali (ContemporaryEuropeanHistory, The International HistoryReview) e volumi collettanei con le maggiori case editrice internazionali (Routledge e Palgrave). La seconda edizione della sua monografia “The Making of a Wolrd Trading Power. The EC in the GATT Kennedy Round negotiations” è stata pubblicata da Routledge nel 2016. Lucia Coppolaro sta ultimando la sua seconda monografia intitolato “Clashing over commerce. The EC/EU trade policy from 1958 to 2018”.
Lorenzo Mechi
Professore associato di Storia delle Relazioni Internazionali, Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali, Università di Padova. Presso la Scuola di Economia e Scienze politiche della stessa Università tiene – o ha tenuto i corsi di Storia delle relazione internazionali, Storia dell’Integrazione europea, History of International Organizations.
I suoi interessi di ricerca tuotano attorno alla Politica sociale della Comunità/Unione Europea; Italia e integrazione europea; Confederazione Europea dei Sindacati; Organizzazione Internazionale del Lavoro; Questioni sociali e politica internazionale. Su questitemi ha pubblicato numerosi articoli, volume collettanei, tra cui L’Organizzazione Internazionale del Lavoro e la ricostruzione europea. Le basi sociali dell’integrazione economica (1931-1957), Roma, Ediesse, 2012; L’Europa di Ugo La Malfa. La via italianaallamodernizzazione (1942-1979), Milano, Franco Angeli, 2003; “Economic regionalism and social stabilization: the International Labour Organization and Western Europe in the early post-war years”, The International History Review, vol. 35, issue 4, 2013, pp. 844-862. La sua attuale ricerca si concentra sul principio di giustizia sociale nelle Organizzazioni Internazionali, l’apertura commerciale e costi sociali nell’Europa del 900 e la storia della dimensione sociale dell’integrazione europea nel lungo periodo.