Presidente
Raffaella Baritono
Relatori
David Burigana
Benedetta Calandra
Arrigo Pallotti
Discussant
Maria Rosaria Stabili
Abstract
A dispetto dell’interesse degli studiosi per la ricostruzione di alcuni avvenimenti di rilievo politico nella storia di alcuni paesi extraeuropei e delle relazioni internazionali, in alcuni casi, nonostante siano già trascorsi decenni dagli eventi, i documenti, se conservati negli archivi, non sono stati, o sono stati solo parzialmente, declassificati. Il panel si interroga sulle possibilità metodologiche per gli storici di ricostruire avvenimenti legati a trasformazioni politiche e istituzionali, sociali e culturali, tecnologiche e scientifiche del quadro nazionale e internazionale in un contesto di limitata disponibilità o, addirittura, di assenza di fonti archivistiche, tramite l’uso di fonti alternative quali la memorialistica, la stampa, le analisi delle scienze sociali e delle tecno-scienze dell’epoca, le testimonianze orali. Le tre relazioni presentate all’interno del panel, tratte da esperienze di ricerca storica in ambiti molto diversi tra loro, ma accomunate dall’interesse per l’intersezione tra storia nazionale e storia internazionale e da una curiosità di natura metodologica che invita al ricorso a molteplici tipi di fonti, mettono in questione l’idea di una rigida contrapposizione tra utilizzo delle fonti orali e quello delle fonti scritte. Le relazioni mostrano, infatti, come le fonti orali possano non solo permettere l’acquisizione di informazioni altrimenti irraggiungibili tramite i soli documenti, ma anche suggerire nuove chiavi di lettura rispetto alle fonti scritte disponibili agli studiosi e contribuire a mettere in questione visioni e interpretazioni consolidate nella storiografia. Inoltre, le tre relazioni sottolineano la necessità di evitare una visione “romantica” del contributo delle fonti orali e della memorialistica alla “rivisitazione” della storia, suggerendo l’utilizzo delle fonti orali all’interno di un solido quadro storiografico.
Fonti orali e ricerca sul campo in America Latina: il ruolo dell’outsider
Benedetta Calandra
L’intervento intende presentare alcuni nodi problematici su cui si è riflettuto in seguito a un’esperienza di ricerca sul campo nel Cono Sud – Cile e Argentina in particolare - e destinazioni d’esilio latinoamericano in alcune capitali europee (1998 – 2006). Ci troviamo nell’ambito della denominata storia recente cilena e argentina, compresa grosso modo nella cornice temporale delle dittature militari degli anni Settanta e Ottanta del Novecento e le transizioni alla democrazia degli anni Novanta-Duemila.
Tra le varie fonti utilizzate nello studio di determinati eventi e processi (come golpes, violazioni ai diritti umani, esilio) emergono per rilevanza le testimonianze orali, vere e proprie fonti ‘autoprodotte’ dallo storico, che stimolano una rinnovata e per quanto possibile rigorosa riflessione sul rapporto tra lo studioso e il suo oggetto di studio, nonché sulle procedure e le metodologie della sua ricerca. Il contesto latinoamericano degli ultimi quarant’anni si presta pertanto come ‘pretesto’ di riflessione, in termini più generali, su
questioni di metodo. All’interno di un contenitore di domande ampio e articolato - talvolta non così dissimile da quella che si presume costituisca l’ossatura di qualsiasi lavoro di ricerca - vorrei concentrarmi su un aspetto in particolare, quello della presunta distanza dal proprio oggetto di studio, e maggior ragione considerando la mia appartenenza alle ‘storie di area’. In altri termini, vorrei proporre alcune considerazioni, spesso sotto forma di domanda aperta, sul mio essere “outsider”, per nazionalità e formazione culturale, rispetto all’area tematica e geografica prescelta. Le domande/considerazioni verranno articolate grazie a specifici riferimenti al rapporto con le testimonianze orali, raccolte durante la ricerca di campo e decodificate successivamente: Il rapporto coi testimoni, in particolare, costituirà il nucleo centrale di una serie di interrogativi di carattere etico, politico, deontologico, insiti in tutte le fasi del lavoro: dalla raccolta delle testimonianze alla loro trascrizione, decodifica, uso e diffusione finale, nonché eventuali punti di contatto/comunicazione con esponenti delle proprie storiografie nazionali che con simili tipologie di fonti si sono misurati.
Spazio e Diplomazia 1980s-1990s: per una Entangled History politico-internazionale l’invitabile e pericoloso ricorso all’“extradisciplinare” storia orale?
David Burigana
Nell’ambito di un recente progetto europeo H2020 InsSciDE dedicato ad una analisi di lungo periodo della Science Diplomacy in Europe, il ricorso alle “testimonianze” degli attori appare inevitabile, se non l’unica via per procedere all’analisi della “entangledhistory” della selezione, gestione e ricaduta degli esperimenti a bordo dei voli ambitati collegandosi all’attuale esperienza della Stazione spaziale internazionale. Si tratta di un periodo che va dalla seconda metà degli anni ’70 alla fine degli anni ’90 con l’operatività dell’SSI. Gli attori in gioco sono alti funzionari degli Stati coinvolti, manager di impresa, prevalentemente pubblica, funzionari dell’Agenzia spaziale europea, infine gli scienziati che accettarono di “servirsi” dello spazio per spingere oltre le frontiere “terrestri” le loro esperienze. Viene così costituendosi una sorta di Space racks Diplomacy, una diplomazia che si crea ex novo e in evoluzione attorno ad una “macchina”, lo spaceracksappunto, quell’“armadio” che ospita i microlaboratori elaborati sulla Terra per consentire all’astronauta operatore dello Spazio di gestire gli esperimenti in contatto con gli scienziati a terra. E’ così non solo necessario ma apparentemente inevitabile la “caccia” a testimonianze orali per ricostruire pratiche di interazione a livello nazionale e internazionale, individuare momenti di svolta, tentare parallelismi con le descrizioni di altre “storie” tratte dalle diverse discipline storiche coinvolte, poiché tentiamo un entanglingdi storia delle relazioni internazionali, storia diplomatica, storie di area, storia della scienza e storia della tecnologia. Vogliamo far emergere una EntangledHistorypolitico-internazionale che tragga spunto dall’esperienza “europea” delle precedenti discipline storiche che abbiamo richiamato, ma che sia “politica” perché l’elemento della decisione in questo ambito deve essere eminentemente “politico”, perché emerge dall’interplayfra esperti/consiglieri e decisori/rappresentanti politici. La storia orale può fornire quella base solo elemento strategico nella rarefazione di documenti d’archivio dalla quale poter muovere in anni a venire per una analisi verosimile, oppure distorcendo irrimediabilmente la lente dell’analisi, non solo far perdere credibilità al nostro lavoro di “storici”, anche del tempo presente, ma gravemente intaccare la traiettoria di future interpretazioni?
La Tanzania e la decolonizzazione dell’Africa australe: uno sguardo dal basso
Arrigo Pallotti
Una volta conseguita l’indipendenza, il governo della Tanzania decise di sostenere attivamente le lotte di liberazione nazionale combattute in Africa australe, consentendo l’apertura di uffici, missioni diplomatiche e campi di addestramento militare ai partiti e movimenti impegnati a rovesciare i regimi coloniali e razzisti al potere. La letteratura, per lo più basata sui documenti ufficiali del governo tanzaniano e gli scritti del presidente Julius Nyerere (1961-1985) a causa della mancata apertura degli archivi che conservano i documenti riguardanti la politica estera nel paese, ha teso a descrivere in toni trionfalistici e patriottici la politica della Tanzania a favore della decolonizzazione dell’Africa australe, tralasciando di analizzare il suo impatto sulla realizzazione della visione di costruzione della nazione e di sviluppo socialista (ujamaa) del governo. Questo paper offre un contributo a un riesame critico della politica della Tanzania in Africa australe durante la Guerra Fredda e del suo impatto a livello locale nel paese attraverso l’analisi delle relazioni tra gli abitanti del villaggio di Mgagao e i guerriglieri di diversi paesi della regione che tra il 1969 e il 1994 furono ospitati nel campo di addestramento militare costruito nei pressi del villaggio. Basato sulle storie orali raccolte a Mgagao, questo paper mostra che la presenza del campo di addestramento se da una parte aiutò gli abitanti di Mgagao a far fronte ad alcune delle difficoltà materiali con cui si trovarono alle prese durante e dopo l’ujamaa, dall’altra contribuì a rendere la loro esistenza più insicura e precaria. Con il passare del tempo, la persistente povertà, le violenze perpetrate dai guerriglieri e la trasformazione del campo di addestramento in una prigione a metà degli anni ’90 hanno rafforzato la percezione a livello locale che Mgagao non abbia tratto benefici rilevanti dal sostegno fornito alle guerre di liberazione nazionale in Africa australe. Tuttavia, proprio la memoria del ruolo svolto da Mgagao nella decolonizzazione dei paesi della regione rappresenta oggi uno dei punti forza dei tentativi intrapresi dagli abitanti del villaggio per spingere il governo tanzaniano a promuovere lo sviluppo economico di Mgagao.
Curriculum dei partecipanti
Raffaella Baritono
Professoressa associata di Storia e politica degli Stati Uniti d’America e di Politica americana nel mondo contemporaneo presso la Facoltà di Scienze Politiche di Bologna. E’ stata vicepresidente dell’AISNA dal 2001 al 2004 e dal 2013 al 2016; presidente della Società Italiana delle Storiche dal 2003 al 2005 e direttrice del Centro Interuniversitario di Storia e Politica Euro-Americana dal 2014 al 2017. E’ attualmente membro del comitato direttivo della Società di Storia Internazionale. E’ co-direttrice della rivista ‘Ricerche di Storia Politica’, membro della redazione di ‘Scienza & Politica e del comitato direttivo de ‘Il Mulino’. Fa parte, inoltre, dell’Associazione Il Mulino a partire dal gennaio 2018. Ha vinto nel 1992 il premio opera prima ‘Roberto Ruffilli’ per la sua tesi di dottorato poi pubblicata con il titolo Oltre la politica (Il Mulino 1993) e nel 2003 il premio ‘Gisa Giani’, promosso dall’Istituto per la cultura e la storia d’impresa (Terni) per il libro La democrazia vissuta. Individualismo e pluralismo nel pensiero di Mary Parker Follett;
Fa parte, oltre alle associazioni professionali italiane (Società Italiana delle Storiche, SISSCO, AISNA, SISI), dell’American Political Science Association e della TransatlanticStudiesAssociation.
Benedetta Calandra
Insegna Storia dei paesi dell’America Latina all’Università di Bergamo; è Associate Fellow 2016-17 e 2017-18 alla Johns Hopkins University-SAIS, Bologna Center. Dottorato Università Roma TRE, Studi Americani, 2005; MA Latin American StudiesUniversity of London, 2000. Interessi di ricerca: politiche della memoria nel Cono Sud; esilio politico; guerra fredda culturale tra Stati Uniti e America Latina. Ha pubblicato diverse monografie, curatele, saggi in volumi collettanei e riviste specializzate tra Europa, Stati Uniti e America Latina (Contemporánea, Montevideo; HistoriaActual, e Historia y Política, Madrid; EstudiaHistoria, Salamanca; Bullettin of Latin American Research, Liverpool). Tra le pubblicazioni recenti La guerra fría cultural en América Latina (coed), Buenos Aires, 2012, Impero seductor. Il Soft Power tra Stati Uniti e America Latina, (coed), 2015.
David Burigana
Associate Professor in History of International Relations and member of the Steering Committee of CISAS Centro Studi e RicercheAerospaziali(University of Padua), David Buriganapartipated in Erasmus (1994), held a Degree (1996) in Political Sciences (University of Florence), a Master (1997) in Contemporary History (Paris IV Srobonne), a PhD in History of International Relations (Florence); Prix “Gorbachev” (2004) Academia Europea de Yuste, M. Dumoulin; post-Doctoral Fellowship (2005) in Strasbourg, S. Schirmann; Visiting Professor at Toulouse-Le Mirail (2010); member of the Centro Interuniveristario di Ricerche e Studi storico- militari (CIRSM); co-founder, Secretary and Treasurer (2012-16) of SISI (SocietàItaliana di Storia Internazionale); Padua representative in a MoU with the MSHA (2013); Burigana participated in research programs in Italy and abroad, in VII Framework Program, at the moment he is work package leader in H2020 on Space Diplomacy. Author of articles on armaments and aeronautical cooperation, Air transport since the 1950s, European Defence, interaction between civil and military production, International History of techno-sciences and foreign policy; he visited private and State archives in Belgium, France, England, Italy, Spain, Germany, and USA. His last article: “Air, space and techno-scientific innovation in Italian foreign policy during the 1970s and 1980s”, in A. Varsori, B. Zaccaria (eds.), Italy in the International System from Détente to the End of the Cold War. The Underrated Ally, Palgrave, 2017; his last co-edited book with Christine Bouneau, Experts and expertise in science and technology in Europe since the 1960s. Organized civil society, democracy and political decision- making, Brussells, PIE-Peter Lang, 2017; and co-editor of a special issue of VentunesimoSecolo̧ n. 1 2017, on Non solo diplomazia. Esperti e tecnici in scienza e tecnologia fra Guerra fredda e costruzione europea.
Maria Rosaria Stabili
Professore Ordinario di Storia dell’America latina presso il Dipartimento di Scienze Politiche e fa parte del collegio docenti del dottorato in Scienze politiche dell’Università degli Studi Roma Tre. I suoi ambiti di ricerca sono la storia politica e sociale del Cono sud americano nei secoli XIX e XX e più specificamente la storia delle élites, delle donne, dei movimenti sociali e dei diritti umani. Particolare attenzione dedica ai problemi teorici e metodologici relativi alle fonti orali e al rapporto tra storia e memoria.
Tra le sue pubblicazioni più recenti / Amongher recent publications: – El sentimiento aristocratico. Elites chilenas frente al espejo (1860-1960), Editorial Andrés Bello, Santiago 2003, pp. 570; (a cura di), Entre Historias y Memorias. Los desafíos metodológicos del legado reciente de America Latina, numero monografico di “Estudios AHILA de Historia latinoamericana”, n.2 (nuova serie), Iberoamericana- Verveurt, Madrid -Francoforte, 2007, pp. 246; Le “verità ufficiali”. Transizioni politiche e diritti umani in America Latina, Nuova Cultura, Roma 2008; (a cura di), Violenze di genere. Storie e memorie nell’ America Latina di fine Novecento, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2009; Exilied Citizens: Chilean Political Leaders in Italy, in Mario Sznajder-Luis Roniger-Carlos Forment (eds), ShiftingFrontiers of Citizenship: the Latin American Experience, Brill, Laiden-Coston, 2013; Giustizia penale e/o riconciliazione? Le Commissioni della Verità in America Latina, in Paolo Pezzino (a cura di), Giustizia penale, Verità storica, Riconciliazione. Come si esce dalle dittature e dalle crisi umanitarie, Accademia Nazionale Lincei, Collana “Contributi del Centro Linceo Interdisciplinare Beniamino Segre”, Roma: Scienze e Lettere, 2014; Chile 1970-1973. Allende, la Unidad Popular, il golpe, in “RiMe.Rivista dell’Istituto di Storia dell’ Europa Mediterranea”, n. 14, giugno 2015, pp.141-165; con Osvaldo Iazzetta (a cura di), Las transformaciones de la democracia. Miradas cruzadas entre Europa y América Latina, Prometeo, Buenos Aires, 2016, pp.351; La via allendista al socialismo e l’esperienza di governo della Unidad Popular, in Pier Paolo Poggio (a cura di), Rivoluzione e Sviluppo in America Latina, Jaca Book, Milano, 2016, pp. 115-135; Il Paraguay della transizione politica. L’ombra lunga di Stroessner, in “Thule. Rivista di studi americanistici”, n. 36-37, aprile/ottobre 2014, pubblicato nel 2016, pp. 48-71; La ciudadanía como sentimiento. Movimientos sociales y prácticas de participación política en América latina. El caso de Chile,in Osvaldo Iazzetta e Maria Rosaria Stabili (a cura di), Las transformaciones de la democracia. Miradas cruzadas entre Europa y América Latina, Prometeo, Buenos Aires, 2016, pp. 317-344. La res-pública de las mujeres, in Iván Jaksić, Juan Luis Ossa (eds), Historia política de Chile, 1810-2010. Prácticas políticas, Tomo I, Fondo de Cultura Económica, Santiago de Chile, 2017, pp. 243-270. El Reino de Chile. L’immigrazione basca e la formazione dell’élite coloniale (1680-1810), in Paolo Broggio, Luigi Guarnieri Calò Carducci, Manfredi Merluzzi (a cura di), Europa e America allo specchio. Studi per Francesca Cantù, Viella, Roma, 2017, pp. 351-375. Il Cile democratico nel nuovo millennio. Lunghe continuità e alcune novità, in Valerio Giannatasio e Raffaele Nocera (a cura di), Democrazie Inquiete. Viaggio nelle trasformazioni dell’America latina, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano, 2017, pp. 60- 71. (con Laura Fotia), La Argentina en loscables de ANSA 1975-1983, in Claudio Tognonato (a cura di), Affari Nostri. Relaciones entre Italia y Argentina 1976- 1983, Editorial Universitaria Villa María, Villa María (Córdoba, Arg.), 2017, pp. 157-180. Cattoliche e suffragiste. Le donne della élite cilena tra Otto e Novecento, in Marina Caffiero, Maria Pia Donato, Giovanna Fiume (a cura di), Donne Potere Religione, Franco Angeli, Milano, 2017, pp. 67-80.
Arrigo Pallotti è professore associato di Storia e istituzioni dell’Africa presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna (sede di Forlì), dove insegna Storia e istituzioni dell’Africa contemporanea (sede di Forlì), Sviluppo politico in Africa (sede di Forlì), e Europe and Africa: Cooperation and Security (sede di Bologna). I suoi interessi di ricerca riguardano la storia della decolonizzazione dell’Africa australe e i processi di democratizzazione in Africa sub-sahariana. Ha pubblicato numerosi articoli in riviste italiane e internazionali e curato la pubblicazione di alcuni volumi. È autore di Alla ricerca della democrazia. L'Africa sub-sahariana tra autoritarismo e sviluppo (Rubettino 2013).
Raffaella Baritono
Relatori
David Burigana
Benedetta Calandra
Arrigo Pallotti
Discussant
Maria Rosaria Stabili
Abstract
A dispetto dell’interesse degli studiosi per la ricostruzione di alcuni avvenimenti di rilievo politico nella storia di alcuni paesi extraeuropei e delle relazioni internazionali, in alcuni casi, nonostante siano già trascorsi decenni dagli eventi, i documenti, se conservati negli archivi, non sono stati, o sono stati solo parzialmente, declassificati. Il panel si interroga sulle possibilità metodologiche per gli storici di ricostruire avvenimenti legati a trasformazioni politiche e istituzionali, sociali e culturali, tecnologiche e scientifiche del quadro nazionale e internazionale in un contesto di limitata disponibilità o, addirittura, di assenza di fonti archivistiche, tramite l’uso di fonti alternative quali la memorialistica, la stampa, le analisi delle scienze sociali e delle tecno-scienze dell’epoca, le testimonianze orali. Le tre relazioni presentate all’interno del panel, tratte da esperienze di ricerca storica in ambiti molto diversi tra loro, ma accomunate dall’interesse per l’intersezione tra storia nazionale e storia internazionale e da una curiosità di natura metodologica che invita al ricorso a molteplici tipi di fonti, mettono in questione l’idea di una rigida contrapposizione tra utilizzo delle fonti orali e quello delle fonti scritte. Le relazioni mostrano, infatti, come le fonti orali possano non solo permettere l’acquisizione di informazioni altrimenti irraggiungibili tramite i soli documenti, ma anche suggerire nuove chiavi di lettura rispetto alle fonti scritte disponibili agli studiosi e contribuire a mettere in questione visioni e interpretazioni consolidate nella storiografia. Inoltre, le tre relazioni sottolineano la necessità di evitare una visione “romantica” del contributo delle fonti orali e della memorialistica alla “rivisitazione” della storia, suggerendo l’utilizzo delle fonti orali all’interno di un solido quadro storiografico.
Fonti orali e ricerca sul campo in America Latina: il ruolo dell’outsider
Benedetta Calandra
L’intervento intende presentare alcuni nodi problematici su cui si è riflettuto in seguito a un’esperienza di ricerca sul campo nel Cono Sud – Cile e Argentina in particolare - e destinazioni d’esilio latinoamericano in alcune capitali europee (1998 – 2006). Ci troviamo nell’ambito della denominata storia recente cilena e argentina, compresa grosso modo nella cornice temporale delle dittature militari degli anni Settanta e Ottanta del Novecento e le transizioni alla democrazia degli anni Novanta-Duemila.
Tra le varie fonti utilizzate nello studio di determinati eventi e processi (come golpes, violazioni ai diritti umani, esilio) emergono per rilevanza le testimonianze orali, vere e proprie fonti ‘autoprodotte’ dallo storico, che stimolano una rinnovata e per quanto possibile rigorosa riflessione sul rapporto tra lo studioso e il suo oggetto di studio, nonché sulle procedure e le metodologie della sua ricerca. Il contesto latinoamericano degli ultimi quarant’anni si presta pertanto come ‘pretesto’ di riflessione, in termini più generali, su
questioni di metodo. All’interno di un contenitore di domande ampio e articolato - talvolta non così dissimile da quella che si presume costituisca l’ossatura di qualsiasi lavoro di ricerca - vorrei concentrarmi su un aspetto in particolare, quello della presunta distanza dal proprio oggetto di studio, e maggior ragione considerando la mia appartenenza alle ‘storie di area’. In altri termini, vorrei proporre alcune considerazioni, spesso sotto forma di domanda aperta, sul mio essere “outsider”, per nazionalità e formazione culturale, rispetto all’area tematica e geografica prescelta. Le domande/considerazioni verranno articolate grazie a specifici riferimenti al rapporto con le testimonianze orali, raccolte durante la ricerca di campo e decodificate successivamente: Il rapporto coi testimoni, in particolare, costituirà il nucleo centrale di una serie di interrogativi di carattere etico, politico, deontologico, insiti in tutte le fasi del lavoro: dalla raccolta delle testimonianze alla loro trascrizione, decodifica, uso e diffusione finale, nonché eventuali punti di contatto/comunicazione con esponenti delle proprie storiografie nazionali che con simili tipologie di fonti si sono misurati.
Spazio e Diplomazia 1980s-1990s: per una Entangled History politico-internazionale l’invitabile e pericoloso ricorso all’“extradisciplinare” storia orale?
David Burigana
Nell’ambito di un recente progetto europeo H2020 InsSciDE dedicato ad una analisi di lungo periodo della Science Diplomacy in Europe, il ricorso alle “testimonianze” degli attori appare inevitabile, se non l’unica via per procedere all’analisi della “entangledhistory” della selezione, gestione e ricaduta degli esperimenti a bordo dei voli ambitati collegandosi all’attuale esperienza della Stazione spaziale internazionale. Si tratta di un periodo che va dalla seconda metà degli anni ’70 alla fine degli anni ’90 con l’operatività dell’SSI. Gli attori in gioco sono alti funzionari degli Stati coinvolti, manager di impresa, prevalentemente pubblica, funzionari dell’Agenzia spaziale europea, infine gli scienziati che accettarono di “servirsi” dello spazio per spingere oltre le frontiere “terrestri” le loro esperienze. Viene così costituendosi una sorta di Space racks Diplomacy, una diplomazia che si crea ex novo e in evoluzione attorno ad una “macchina”, lo spaceracksappunto, quell’“armadio” che ospita i microlaboratori elaborati sulla Terra per consentire all’astronauta operatore dello Spazio di gestire gli esperimenti in contatto con gli scienziati a terra. E’ così non solo necessario ma apparentemente inevitabile la “caccia” a testimonianze orali per ricostruire pratiche di interazione a livello nazionale e internazionale, individuare momenti di svolta, tentare parallelismi con le descrizioni di altre “storie” tratte dalle diverse discipline storiche coinvolte, poiché tentiamo un entanglingdi storia delle relazioni internazionali, storia diplomatica, storie di area, storia della scienza e storia della tecnologia. Vogliamo far emergere una EntangledHistorypolitico-internazionale che tragga spunto dall’esperienza “europea” delle precedenti discipline storiche che abbiamo richiamato, ma che sia “politica” perché l’elemento della decisione in questo ambito deve essere eminentemente “politico”, perché emerge dall’interplayfra esperti/consiglieri e decisori/rappresentanti politici. La storia orale può fornire quella base solo elemento strategico nella rarefazione di documenti d’archivio dalla quale poter muovere in anni a venire per una analisi verosimile, oppure distorcendo irrimediabilmente la lente dell’analisi, non solo far perdere credibilità al nostro lavoro di “storici”, anche del tempo presente, ma gravemente intaccare la traiettoria di future interpretazioni?
La Tanzania e la decolonizzazione dell’Africa australe: uno sguardo dal basso
Arrigo Pallotti
Una volta conseguita l’indipendenza, il governo della Tanzania decise di sostenere attivamente le lotte di liberazione nazionale combattute in Africa australe, consentendo l’apertura di uffici, missioni diplomatiche e campi di addestramento militare ai partiti e movimenti impegnati a rovesciare i regimi coloniali e razzisti al potere. La letteratura, per lo più basata sui documenti ufficiali del governo tanzaniano e gli scritti del presidente Julius Nyerere (1961-1985) a causa della mancata apertura degli archivi che conservano i documenti riguardanti la politica estera nel paese, ha teso a descrivere in toni trionfalistici e patriottici la politica della Tanzania a favore della decolonizzazione dell’Africa australe, tralasciando di analizzare il suo impatto sulla realizzazione della visione di costruzione della nazione e di sviluppo socialista (ujamaa) del governo. Questo paper offre un contributo a un riesame critico della politica della Tanzania in Africa australe durante la Guerra Fredda e del suo impatto a livello locale nel paese attraverso l’analisi delle relazioni tra gli abitanti del villaggio di Mgagao e i guerriglieri di diversi paesi della regione che tra il 1969 e il 1994 furono ospitati nel campo di addestramento militare costruito nei pressi del villaggio. Basato sulle storie orali raccolte a Mgagao, questo paper mostra che la presenza del campo di addestramento se da una parte aiutò gli abitanti di Mgagao a far fronte ad alcune delle difficoltà materiali con cui si trovarono alle prese durante e dopo l’ujamaa, dall’altra contribuì a rendere la loro esistenza più insicura e precaria. Con il passare del tempo, la persistente povertà, le violenze perpetrate dai guerriglieri e la trasformazione del campo di addestramento in una prigione a metà degli anni ’90 hanno rafforzato la percezione a livello locale che Mgagao non abbia tratto benefici rilevanti dal sostegno fornito alle guerre di liberazione nazionale in Africa australe. Tuttavia, proprio la memoria del ruolo svolto da Mgagao nella decolonizzazione dei paesi della regione rappresenta oggi uno dei punti forza dei tentativi intrapresi dagli abitanti del villaggio per spingere il governo tanzaniano a promuovere lo sviluppo economico di Mgagao.
Curriculum dei partecipanti
Raffaella Baritono
Professoressa associata di Storia e politica degli Stati Uniti d’America e di Politica americana nel mondo contemporaneo presso la Facoltà di Scienze Politiche di Bologna. E’ stata vicepresidente dell’AISNA dal 2001 al 2004 e dal 2013 al 2016; presidente della Società Italiana delle Storiche dal 2003 al 2005 e direttrice del Centro Interuniversitario di Storia e Politica Euro-Americana dal 2014 al 2017. E’ attualmente membro del comitato direttivo della Società di Storia Internazionale. E’ co-direttrice della rivista ‘Ricerche di Storia Politica’, membro della redazione di ‘Scienza & Politica e del comitato direttivo de ‘Il Mulino’. Fa parte, inoltre, dell’Associazione Il Mulino a partire dal gennaio 2018. Ha vinto nel 1992 il premio opera prima ‘Roberto Ruffilli’ per la sua tesi di dottorato poi pubblicata con il titolo Oltre la politica (Il Mulino 1993) e nel 2003 il premio ‘Gisa Giani’, promosso dall’Istituto per la cultura e la storia d’impresa (Terni) per il libro La democrazia vissuta. Individualismo e pluralismo nel pensiero di Mary Parker Follett;
Fa parte, oltre alle associazioni professionali italiane (Società Italiana delle Storiche, SISSCO, AISNA, SISI), dell’American Political Science Association e della TransatlanticStudiesAssociation.
Benedetta Calandra
Insegna Storia dei paesi dell’America Latina all’Università di Bergamo; è Associate Fellow 2016-17 e 2017-18 alla Johns Hopkins University-SAIS, Bologna Center. Dottorato Università Roma TRE, Studi Americani, 2005; MA Latin American StudiesUniversity of London, 2000. Interessi di ricerca: politiche della memoria nel Cono Sud; esilio politico; guerra fredda culturale tra Stati Uniti e America Latina. Ha pubblicato diverse monografie, curatele, saggi in volumi collettanei e riviste specializzate tra Europa, Stati Uniti e America Latina (Contemporánea, Montevideo; HistoriaActual, e Historia y Política, Madrid; EstudiaHistoria, Salamanca; Bullettin of Latin American Research, Liverpool). Tra le pubblicazioni recenti La guerra fría cultural en América Latina (coed), Buenos Aires, 2012, Impero seductor. Il Soft Power tra Stati Uniti e America Latina, (coed), 2015.
David Burigana
Associate Professor in History of International Relations and member of the Steering Committee of CISAS Centro Studi e RicercheAerospaziali(University of Padua), David Buriganapartipated in Erasmus (1994), held a Degree (1996) in Political Sciences (University of Florence), a Master (1997) in Contemporary History (Paris IV Srobonne), a PhD in History of International Relations (Florence); Prix “Gorbachev” (2004) Academia Europea de Yuste, M. Dumoulin; post-Doctoral Fellowship (2005) in Strasbourg, S. Schirmann; Visiting Professor at Toulouse-Le Mirail (2010); member of the Centro Interuniveristario di Ricerche e Studi storico- militari (CIRSM); co-founder, Secretary and Treasurer (2012-16) of SISI (SocietàItaliana di Storia Internazionale); Padua representative in a MoU with the MSHA (2013); Burigana participated in research programs in Italy and abroad, in VII Framework Program, at the moment he is work package leader in H2020 on Space Diplomacy. Author of articles on armaments and aeronautical cooperation, Air transport since the 1950s, European Defence, interaction between civil and military production, International History of techno-sciences and foreign policy; he visited private and State archives in Belgium, France, England, Italy, Spain, Germany, and USA. His last article: “Air, space and techno-scientific innovation in Italian foreign policy during the 1970s and 1980s”, in A. Varsori, B. Zaccaria (eds.), Italy in the International System from Détente to the End of the Cold War. The Underrated Ally, Palgrave, 2017; his last co-edited book with Christine Bouneau, Experts and expertise in science and technology in Europe since the 1960s. Organized civil society, democracy and political decision- making, Brussells, PIE-Peter Lang, 2017; and co-editor of a special issue of VentunesimoSecolo̧ n. 1 2017, on Non solo diplomazia. Esperti e tecnici in scienza e tecnologia fra Guerra fredda e costruzione europea.
Maria Rosaria Stabili
Professore Ordinario di Storia dell’America latina presso il Dipartimento di Scienze Politiche e fa parte del collegio docenti del dottorato in Scienze politiche dell’Università degli Studi Roma Tre. I suoi ambiti di ricerca sono la storia politica e sociale del Cono sud americano nei secoli XIX e XX e più specificamente la storia delle élites, delle donne, dei movimenti sociali e dei diritti umani. Particolare attenzione dedica ai problemi teorici e metodologici relativi alle fonti orali e al rapporto tra storia e memoria.
Tra le sue pubblicazioni più recenti / Amongher recent publications: – El sentimiento aristocratico. Elites chilenas frente al espejo (1860-1960), Editorial Andrés Bello, Santiago 2003, pp. 570; (a cura di), Entre Historias y Memorias. Los desafíos metodológicos del legado reciente de America Latina, numero monografico di “Estudios AHILA de Historia latinoamericana”, n.2 (nuova serie), Iberoamericana- Verveurt, Madrid -Francoforte, 2007, pp. 246; Le “verità ufficiali”. Transizioni politiche e diritti umani in America Latina, Nuova Cultura, Roma 2008; (a cura di), Violenze di genere. Storie e memorie nell’ America Latina di fine Novecento, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2009; Exilied Citizens: Chilean Political Leaders in Italy, in Mario Sznajder-Luis Roniger-Carlos Forment (eds), ShiftingFrontiers of Citizenship: the Latin American Experience, Brill, Laiden-Coston, 2013; Giustizia penale e/o riconciliazione? Le Commissioni della Verità in America Latina, in Paolo Pezzino (a cura di), Giustizia penale, Verità storica, Riconciliazione. Come si esce dalle dittature e dalle crisi umanitarie, Accademia Nazionale Lincei, Collana “Contributi del Centro Linceo Interdisciplinare Beniamino Segre”, Roma: Scienze e Lettere, 2014; Chile 1970-1973. Allende, la Unidad Popular, il golpe, in “RiMe.Rivista dell’Istituto di Storia dell’ Europa Mediterranea”, n. 14, giugno 2015, pp.141-165; con Osvaldo Iazzetta (a cura di), Las transformaciones de la democracia. Miradas cruzadas entre Europa y América Latina, Prometeo, Buenos Aires, 2016, pp.351; La via allendista al socialismo e l’esperienza di governo della Unidad Popular, in Pier Paolo Poggio (a cura di), Rivoluzione e Sviluppo in America Latina, Jaca Book, Milano, 2016, pp. 115-135; Il Paraguay della transizione politica. L’ombra lunga di Stroessner, in “Thule. Rivista di studi americanistici”, n. 36-37, aprile/ottobre 2014, pubblicato nel 2016, pp. 48-71; La ciudadanía como sentimiento. Movimientos sociales y prácticas de participación política en América latina. El caso de Chile,in Osvaldo Iazzetta e Maria Rosaria Stabili (a cura di), Las transformaciones de la democracia. Miradas cruzadas entre Europa y América Latina, Prometeo, Buenos Aires, 2016, pp. 317-344. La res-pública de las mujeres, in Iván Jaksić, Juan Luis Ossa (eds), Historia política de Chile, 1810-2010. Prácticas políticas, Tomo I, Fondo de Cultura Económica, Santiago de Chile, 2017, pp. 243-270. El Reino de Chile. L’immigrazione basca e la formazione dell’élite coloniale (1680-1810), in Paolo Broggio, Luigi Guarnieri Calò Carducci, Manfredi Merluzzi (a cura di), Europa e America allo specchio. Studi per Francesca Cantù, Viella, Roma, 2017, pp. 351-375. Il Cile democratico nel nuovo millennio. Lunghe continuità e alcune novità, in Valerio Giannatasio e Raffaele Nocera (a cura di), Democrazie Inquiete. Viaggio nelle trasformazioni dell’America latina, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano, 2017, pp. 60- 71. (con Laura Fotia), La Argentina en loscables de ANSA 1975-1983, in Claudio Tognonato (a cura di), Affari Nostri. Relaciones entre Italia y Argentina 1976- 1983, Editorial Universitaria Villa María, Villa María (Córdoba, Arg.), 2017, pp. 157-180. Cattoliche e suffragiste. Le donne della élite cilena tra Otto e Novecento, in Marina Caffiero, Maria Pia Donato, Giovanna Fiume (a cura di), Donne Potere Religione, Franco Angeli, Milano, 2017, pp. 67-80.
Arrigo Pallotti è professore associato di Storia e istituzioni dell’Africa presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna (sede di Forlì), dove insegna Storia e istituzioni dell’Africa contemporanea (sede di Forlì), Sviluppo politico in Africa (sede di Forlì), e Europe and Africa: Cooperation and Security (sede di Bologna). I suoi interessi di ricerca riguardano la storia della decolonizzazione dell’Africa australe e i processi di democratizzazione in Africa sub-sahariana. Ha pubblicato numerosi articoli in riviste italiane e internazionali e curato la pubblicazione di alcuni volumi. È autore di Alla ricerca della democrazia. L'Africa sub-sahariana tra autoritarismo e sviluppo (Rubettino 2013).