Presidente
Giuseppe Motta
Relatori
Fabio Grassi
Daniel Pommier
Andrea Carteny
Discussant
Valentina Sommella
Abstract
Il tema del separatismo si è andato affermando come variabile di ridefinizione del sistema internazionale, soprattutto dopo la fine dell’esperienza sovietica e del bipolarismo tra Stati Uniti e Unione Sovietica. I separatismi si sono imposti sia attraverso conflitti militari, come nel caso della ex Jugoslavia e di molte aree dell’ex Unione Sovietica e sia – più raramente – attraverso dei processi pacifici e concordati come nel caso della scissione tra Repubblica ceca e Slovacchia. In altri casi le opzioni separatiste, pur concordate con lo Stato da cui secedere, non sono state confermate dalla volontà popolare come nel caso del referendum scozzese del 2014. I separatismi sono, al tempo stesso, una certificazione e una accelerazione della crisi dello Stato nazionale e dell’ordine internazionale costruito dalla seconda metà del XX secolo. Lo scopo di questo panel è l’introduzione di elementi teorici, basati su alcuni casi di studio, che aiutino una concettualizzazione del rapporto tra gli attori del sistema internazionale e le tendenze separatiste, che hanno interessato l’Europa e l’Eurasia nell’epoca contemporanea. Utilizzando le coordinate epistemologiche della storia internazionale, come interazione di processi internazionali ed interni nei diversi scenari di crisi, e della sociologia delle relazioni internazionali – che mette in luce i processi sociali, culturali e politici nella definizione delle scelte internazionali degli attori – si cercherà di mettere in evidenza il ruolo complesso del sistema internazionale, che da un lato subisce i fenomeni separatisti e dall’altro ne causa la genesi e il perdurare. Partendo dal caso di Cipro, che precede di decenni la fine della guerra fredda, si indagano le cause di lungo periodo della frattura greco-turca e gli elementi che rafforzano il perdurare di una crisi oramai permanente nel Mediterraneo orientale. Il paper sul Caucaso introduce, a partire dalla letteratura internazionalista più recente, il concetto degli Stati de facto cioè delle entità statuali sussidiate dalle potenze regionali che esistono in funzione degli interessi di tali potenze e impediscono una risoluzione dei conflitti nell’area. Il contributo sulla comparazione tra Romania e Catalogna indaga le ragioni storiche di due processi disgregatori di Stati nazionali centralisti, il cui esito è stato completamente differente e che interrogano il ruolo dell’Unione Europea e della comunità internazionale nella gestione di questi processi. Lo scopo del panel è l’identificazione degli elementi morfologici dei fenomeni separatisti, nelle loro interazioni internazionali, attraverso una lettura di lungo periodo.
L'irrisolta questione di Cipro
Fabio L. Grassi
La questione di Cipro può essere considerata irrisolta fin dalla nascita della Repubblica indipendente, giacché il suo assetto è risultato fin dall’inizio precario e le due comunità fondatrici - o perlomeno le loro leadership - non hanno mai dato l’impressione di credere alla sua sostenibilità. Dal 1974 l’isola è in uno stato di fattuale divisione che da parte turca si è irrigidita con l’unilaterale proclamazione della Repubblica Turca di Cipro Nord nel 1983. L’ingresso di Cipro nell’Unione Europea, anziché portare a un miglioramento della situazione, ha portato a un suo ulteriore inasprimento, giacché è apparso come un premio all’oltranzismo della comunità greca, che aveva rifiutato il “piano Annan”. Da allora nulla di decisivo è sopravvenuto. Ma ciò non vuole affatto dire che nulla stia accadendo. Da una parte la Turchia, sempre più sganciata dall’Occidente, persegue una politica sempre più assertiva, dall’altra la Russia, nei suoi cangianti rapporti con la Turchia, dalle sue basi in Siria può ben far sentire la sua voce
Gli Stati de facto nel Caucaso Post sovietico
Daniel Pommier
Abkhazia, Ossezia del Sud e Nagorno Karabakh sono territori separatisti del Caucaso meridionale costituitosi, come entità autonome non riconosciute dalla grande maggioranza della comunità internazionale, a seguito di una serie di conflitti interni e inter-statali che hanno diviso gli Stati successori dell’Unione Sovietica nel periodo successivo al 1991 e alla conclusione dell’esperienza sovietica. A un quarto di secolo dalla fine dell’Urss dopo i conflitti del 1992-1994, del 2008 e del 2016 (Nagorno Karabakh) la situazione di queste entità sembra essersi stabilizzata. La letteratura internazionalista ha definito, anche con studi recenti, il concetto di Stati de facto cioè di organizzazioni statuali o para statuali che non godono del pieno riconoscimento internazionale e della capacità di azione degli Stati, ma che al tempo stesso conducono un’esistenza sussidiata da parte di quelle potenze che hanno un interesse alla permanenza indefinita delle entità separatiste. L’esistenza dei governi separatisti è l’elemento centrale per la definizione degli equilibri di potere nell’area caucasica.
Separatismo vs. integrazione: approccio comparato tra casi spagnolo e romeno
Andrea Carteny
L’intervento mira, con approccio comparato, a identificare i processi storici e l’evoluzione politico-culturale di processi paralleli, di integrazione/separatismo, in due aree dell’attuale Unione Europea caratterizzate da caratteristiche storiche di nation building molto differenti. L’area ispano-iberica, in particolare spagnola, che presenta uno spagnolismo di stato in crescente consenso, a cui si oppone un nazionalismo regionale - particolarmente forte nei paesi baschi e in catalogna - con tendenze separatiste. L’evoluzione dell’attuale conflitto politico in Catalogna, in particolare, ha portato il nazionalismo catalano ad avere caratteristiche di separatismo e autodeterminazione nazionale, all’interno del quale emergono anche forze anti-separatiste, o meglio di “separatismo-dal-separatismo”, come nel caso di Tabarnia. D’altro lato nell’area della Romania e della Moldova, a cento anni dalla costituzione post-bellica della Grande Romania, il movimento unionista in Moldova sta crescendo politicamente e a livello locale, al punto da far temere un nuovo conflitto geopolitico tra Unione Europea e Federazione Russa. Anche in questo caso le tendenze unioniste di una parte importante della popolazione della Repubblica Moldova si contrappongono a rischi di “secessione-dalla-unione” di regioni a maggioranza slavofona e dell’autonoma Gagauzia. Oltre a determinare ulteriore conflitto nell’area della Transnistria, l’unione crea un malumore crescente all’interno della popolazione ungherese di Romania, che si troverebbe ancor più minoranza all'interno di una ricostituita Grande Romania nell’Unione Europea. Prospettive storiche e ideologiche di questi casi sono il tema centrale dell’intervento.
Curriculum dei partecipanti
Giuseppe Motta
Ricercatore di Storia delle Relazioni internazionali presso Sapienza Università di Roma, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia d'Europa nel 2005; è membro dell'Istituto di studi italo-romeni dell'università Babes-Bolyai di Cluj, dell'editorialboard della HistoricalReview dell'Istituto di Storia di Belgrado e del collegio docenti del dottorato di ricerca in Storia d'Europa di Sapienza Università di Roma. Si occupa da tempo di nazionalismo e minoranze, temi ha cui dedicato numerose pubblicazioni, fra cui le monografie: The Great War againstEasternEuropeanJewry, 1914-1920, Cambridge Scholars Publishing, 2017; The Legacy of the First World War. The Minority Question in Transylvania, Petra Maior Publishing House, 2014; Less than Nations. Central-Eastern European Minorities after WW1, 2 vols. Cambridge Scholars Publishing 2013; Le minoranzenel XX secolo. Dallo Stato Nazionale all'integrazione europea, FrancoAngeli, 2006
Fabio L. Grassi
Abilitato professore di seconda fascia nei settori concorsuali nei settori 10/N1 (Culture del Vicino Oriente Antico, del Medio Oriente e dell’Africa), 11/A2 (Storia Moderna), 11/A3 (Storia Contemporanea) e 14/B2 (Storia delle relazioni internazionali, delle società e delle istituzioni extra-europee). E’ autore di circa settanta pubblicazioni, tra cui le monografie L’Italia e la Questione Turca (1919-1923). Opinione Pubblica e Politica Estera, Torino, Zamorani, 1996 (tradotta in turco);Atatürk. Il Fondatore della Turchia Moderna, Roma, Salerno, 2008 (tradotta in turco); Turchia e Balcani. Materiali per lo Studio degli Anni Recenti, Cluj–Napoca, Napoca Star, 2012, pp. 178; Una Nuova Patria. L’Esodo dei Circassi verso l’Impero Ottomano, Istanbul, ISIS, 2014 (tradotta in turco e in inglese).
Daniel Pommier Vincelli
Ricercatore di sociologia dei processi politici presso il Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale di Sapienza università di Roma, döve ha conseguito il dottorato in relazioni internazionali nel 2004 Membro della Association for Study of Nationalities, del network di relazioni internazionali OBSERVARE, dell’Associazione Italiana di Sociologia. Si occupa di processi politici in Caucaso, di sociologia delle relazioni internazionali e di pubblica amministrazione. E’ stato consigliere con funzioni di studi e ricerche del ministro della pubblica amministrazione dal 2014 al 2018.
Andrea Carteny
Ricercatore univ. confermato presso il Dipartimento di Storia Culture Religioni, Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza Università di Roma, e abilitato professore associato di Storia delle Relazioni internazionali. Docente di Nazionalismi e minoranze nazionali in Europa presso i corsi della Facoltà di Scienze politiche, Sociologia, Scienze della Comunicazione, è delegato del Rettore per la Mobilità internazionale degli studenti e direttore del CEMAS Centro di ricerca Cooperazione con l'Eurasia il Mediterraneo e l'Africa Sub-sahariana. Si occupa di nazionalismo etnico e religioso nell’area mediterranea e in Eurasia.
Valentina Sommella
Ricercatrice di Storia delle Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, dove insegna Storia e Culture dell’Asia orientale. Ha insegnato Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Roma La Sapienza ed è stata VisitingResearchFellow presso l’University College Dublin. Oltre a numerosi saggi su riviste specializzate, si è occupata in particolare dei rapporti tra gli alleati durante la Seconda guerra mondiale e, più recentemente, di politica estera italiana nel periodo precedente all’avvento del fascismo, pubblicando il volume Un Console in trincea, Carlo Galli e la politica estera dell’Italia liberale (1905-1922) (Rubbettino 2016).
Giuseppe Motta
Relatori
Fabio Grassi
Daniel Pommier
Andrea Carteny
Discussant
Valentina Sommella
Abstract
Il tema del separatismo si è andato affermando come variabile di ridefinizione del sistema internazionale, soprattutto dopo la fine dell’esperienza sovietica e del bipolarismo tra Stati Uniti e Unione Sovietica. I separatismi si sono imposti sia attraverso conflitti militari, come nel caso della ex Jugoslavia e di molte aree dell’ex Unione Sovietica e sia – più raramente – attraverso dei processi pacifici e concordati come nel caso della scissione tra Repubblica ceca e Slovacchia. In altri casi le opzioni separatiste, pur concordate con lo Stato da cui secedere, non sono state confermate dalla volontà popolare come nel caso del referendum scozzese del 2014. I separatismi sono, al tempo stesso, una certificazione e una accelerazione della crisi dello Stato nazionale e dell’ordine internazionale costruito dalla seconda metà del XX secolo. Lo scopo di questo panel è l’introduzione di elementi teorici, basati su alcuni casi di studio, che aiutino una concettualizzazione del rapporto tra gli attori del sistema internazionale e le tendenze separatiste, che hanno interessato l’Europa e l’Eurasia nell’epoca contemporanea. Utilizzando le coordinate epistemologiche della storia internazionale, come interazione di processi internazionali ed interni nei diversi scenari di crisi, e della sociologia delle relazioni internazionali – che mette in luce i processi sociali, culturali e politici nella definizione delle scelte internazionali degli attori – si cercherà di mettere in evidenza il ruolo complesso del sistema internazionale, che da un lato subisce i fenomeni separatisti e dall’altro ne causa la genesi e il perdurare. Partendo dal caso di Cipro, che precede di decenni la fine della guerra fredda, si indagano le cause di lungo periodo della frattura greco-turca e gli elementi che rafforzano il perdurare di una crisi oramai permanente nel Mediterraneo orientale. Il paper sul Caucaso introduce, a partire dalla letteratura internazionalista più recente, il concetto degli Stati de facto cioè delle entità statuali sussidiate dalle potenze regionali che esistono in funzione degli interessi di tali potenze e impediscono una risoluzione dei conflitti nell’area. Il contributo sulla comparazione tra Romania e Catalogna indaga le ragioni storiche di due processi disgregatori di Stati nazionali centralisti, il cui esito è stato completamente differente e che interrogano il ruolo dell’Unione Europea e della comunità internazionale nella gestione di questi processi. Lo scopo del panel è l’identificazione degli elementi morfologici dei fenomeni separatisti, nelle loro interazioni internazionali, attraverso una lettura di lungo periodo.
L'irrisolta questione di Cipro
Fabio L. Grassi
La questione di Cipro può essere considerata irrisolta fin dalla nascita della Repubblica indipendente, giacché il suo assetto è risultato fin dall’inizio precario e le due comunità fondatrici - o perlomeno le loro leadership - non hanno mai dato l’impressione di credere alla sua sostenibilità. Dal 1974 l’isola è in uno stato di fattuale divisione che da parte turca si è irrigidita con l’unilaterale proclamazione della Repubblica Turca di Cipro Nord nel 1983. L’ingresso di Cipro nell’Unione Europea, anziché portare a un miglioramento della situazione, ha portato a un suo ulteriore inasprimento, giacché è apparso come un premio all’oltranzismo della comunità greca, che aveva rifiutato il “piano Annan”. Da allora nulla di decisivo è sopravvenuto. Ma ciò non vuole affatto dire che nulla stia accadendo. Da una parte la Turchia, sempre più sganciata dall’Occidente, persegue una politica sempre più assertiva, dall’altra la Russia, nei suoi cangianti rapporti con la Turchia, dalle sue basi in Siria può ben far sentire la sua voce
Gli Stati de facto nel Caucaso Post sovietico
Daniel Pommier
Abkhazia, Ossezia del Sud e Nagorno Karabakh sono territori separatisti del Caucaso meridionale costituitosi, come entità autonome non riconosciute dalla grande maggioranza della comunità internazionale, a seguito di una serie di conflitti interni e inter-statali che hanno diviso gli Stati successori dell’Unione Sovietica nel periodo successivo al 1991 e alla conclusione dell’esperienza sovietica. A un quarto di secolo dalla fine dell’Urss dopo i conflitti del 1992-1994, del 2008 e del 2016 (Nagorno Karabakh) la situazione di queste entità sembra essersi stabilizzata. La letteratura internazionalista ha definito, anche con studi recenti, il concetto di Stati de facto cioè di organizzazioni statuali o para statuali che non godono del pieno riconoscimento internazionale e della capacità di azione degli Stati, ma che al tempo stesso conducono un’esistenza sussidiata da parte di quelle potenze che hanno un interesse alla permanenza indefinita delle entità separatiste. L’esistenza dei governi separatisti è l’elemento centrale per la definizione degli equilibri di potere nell’area caucasica.
Separatismo vs. integrazione: approccio comparato tra casi spagnolo e romeno
Andrea Carteny
L’intervento mira, con approccio comparato, a identificare i processi storici e l’evoluzione politico-culturale di processi paralleli, di integrazione/separatismo, in due aree dell’attuale Unione Europea caratterizzate da caratteristiche storiche di nation building molto differenti. L’area ispano-iberica, in particolare spagnola, che presenta uno spagnolismo di stato in crescente consenso, a cui si oppone un nazionalismo regionale - particolarmente forte nei paesi baschi e in catalogna - con tendenze separatiste. L’evoluzione dell’attuale conflitto politico in Catalogna, in particolare, ha portato il nazionalismo catalano ad avere caratteristiche di separatismo e autodeterminazione nazionale, all’interno del quale emergono anche forze anti-separatiste, o meglio di “separatismo-dal-separatismo”, come nel caso di Tabarnia. D’altro lato nell’area della Romania e della Moldova, a cento anni dalla costituzione post-bellica della Grande Romania, il movimento unionista in Moldova sta crescendo politicamente e a livello locale, al punto da far temere un nuovo conflitto geopolitico tra Unione Europea e Federazione Russa. Anche in questo caso le tendenze unioniste di una parte importante della popolazione della Repubblica Moldova si contrappongono a rischi di “secessione-dalla-unione” di regioni a maggioranza slavofona e dell’autonoma Gagauzia. Oltre a determinare ulteriore conflitto nell’area della Transnistria, l’unione crea un malumore crescente all’interno della popolazione ungherese di Romania, che si troverebbe ancor più minoranza all'interno di una ricostituita Grande Romania nell’Unione Europea. Prospettive storiche e ideologiche di questi casi sono il tema centrale dell’intervento.
Curriculum dei partecipanti
Giuseppe Motta
Ricercatore di Storia delle Relazioni internazionali presso Sapienza Università di Roma, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia d'Europa nel 2005; è membro dell'Istituto di studi italo-romeni dell'università Babes-Bolyai di Cluj, dell'editorialboard della HistoricalReview dell'Istituto di Storia di Belgrado e del collegio docenti del dottorato di ricerca in Storia d'Europa di Sapienza Università di Roma. Si occupa da tempo di nazionalismo e minoranze, temi ha cui dedicato numerose pubblicazioni, fra cui le monografie: The Great War againstEasternEuropeanJewry, 1914-1920, Cambridge Scholars Publishing, 2017; The Legacy of the First World War. The Minority Question in Transylvania, Petra Maior Publishing House, 2014; Less than Nations. Central-Eastern European Minorities after WW1, 2 vols. Cambridge Scholars Publishing 2013; Le minoranzenel XX secolo. Dallo Stato Nazionale all'integrazione europea, FrancoAngeli, 2006
Fabio L. Grassi
Abilitato professore di seconda fascia nei settori concorsuali nei settori 10/N1 (Culture del Vicino Oriente Antico, del Medio Oriente e dell’Africa), 11/A2 (Storia Moderna), 11/A3 (Storia Contemporanea) e 14/B2 (Storia delle relazioni internazionali, delle società e delle istituzioni extra-europee). E’ autore di circa settanta pubblicazioni, tra cui le monografie L’Italia e la Questione Turca (1919-1923). Opinione Pubblica e Politica Estera, Torino, Zamorani, 1996 (tradotta in turco);Atatürk. Il Fondatore della Turchia Moderna, Roma, Salerno, 2008 (tradotta in turco); Turchia e Balcani. Materiali per lo Studio degli Anni Recenti, Cluj–Napoca, Napoca Star, 2012, pp. 178; Una Nuova Patria. L’Esodo dei Circassi verso l’Impero Ottomano, Istanbul, ISIS, 2014 (tradotta in turco e in inglese).
Daniel Pommier Vincelli
Ricercatore di sociologia dei processi politici presso il Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale di Sapienza università di Roma, döve ha conseguito il dottorato in relazioni internazionali nel 2004 Membro della Association for Study of Nationalities, del network di relazioni internazionali OBSERVARE, dell’Associazione Italiana di Sociologia. Si occupa di processi politici in Caucaso, di sociologia delle relazioni internazionali e di pubblica amministrazione. E’ stato consigliere con funzioni di studi e ricerche del ministro della pubblica amministrazione dal 2014 al 2018.
Andrea Carteny
Ricercatore univ. confermato presso il Dipartimento di Storia Culture Religioni, Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza Università di Roma, e abilitato professore associato di Storia delle Relazioni internazionali. Docente di Nazionalismi e minoranze nazionali in Europa presso i corsi della Facoltà di Scienze politiche, Sociologia, Scienze della Comunicazione, è delegato del Rettore per la Mobilità internazionale degli studenti e direttore del CEMAS Centro di ricerca Cooperazione con l'Eurasia il Mediterraneo e l'Africa Sub-sahariana. Si occupa di nazionalismo etnico e religioso nell’area mediterranea e in Eurasia.
Valentina Sommella
Ricercatrice di Storia delle Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, dove insegna Storia e Culture dell’Asia orientale. Ha insegnato Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Roma La Sapienza ed è stata VisitingResearchFellow presso l’University College Dublin. Oltre a numerosi saggi su riviste specializzate, si è occupata in particolare dei rapporti tra gli alleati durante la Seconda guerra mondiale e, più recentemente, di politica estera italiana nel periodo precedente all’avvento del fascismo, pubblicando il volume Un Console in trincea, Carlo Galli e la politica estera dell’Italia liberale (1905-1922) (Rubbettino 2016).