Presidente
Valentine Lomellini
Relatori
Francesco Caccamo
Giovanni Mario Ceci
Filippo Triola
Benedetto Zaccaria
Discussant
Massimo de Leonardis
Abstract
Il tema dei collegamenti e delle percezioni internazionali del terrorismo italiano è stato affrontato in varie pubblicazioni (di pubblicistica, di saggistica, oltre che nelle numerosissime testimonianze sulla questione, sia da parte dei terroristi protagonisti di quella tragica stagione, sia dei magistrati e delle vittime degli attentati degli anni di piombo), facendo in larga parte affidamento alla documentazione italiana.
Solo a titolo di esempio, e senza alcuna pretesa di esaustività, la pista americana, la direzione sovietica, quella cecoslovacca, i collegamenti con i palestinesi, il network con il terrorismo della Repubblica Federale Tedesca sono state le relazioni che maggiormente hanno influenzato la narrazione mainstream, fra l’altro ripresa – in alcuni frangenti – anche di recente, in occasione dell’anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell’eccidio della sua scorta.
Negli ultimi anni, protagonisti della magistratura di quel periodo, inoltre, hanno pubblicato le proprie riflessioni, rendendo noti i loro sospetti relativi a reseaux internazionali, ad interessi nascosti (ma non troppo), a fil rouge tra omicidi eccellenti – come quelli di John F. Kennedy e Aldo Moro. Se queste analisi hanno avuto un riscontro positivo nel pubblico non specialista, esse non hanno mancato di suscitare qualche perplessità tra gli studiosi che si sono occupati di questi temi.
Una volta, infatti, superata la visione promossa dalle “teorie della cospirazione internazionale”, che avevano avuto successo a più riprese, dalla red network theory – l’idea che tutte le attività terroristiche a livello internazionale fossero “orchestrate nel seminterrato del quartier generale del KGB a Mosca” – e, infine, dall’ipotesi secondo la quale il terrorismo fosse il frutto diretto della volontà dagli Stati Uniti, e reso possibile grazie alla CIA e ai suoi reticolati internazionali, resta ancora da definire, sotto il profilo storiografico, la dimensione internazionale del terrorismo italiano.
In questo contesto nasce dunque la presente proposta di panel, che si pone l’obiettivo di contribuire a ricostruire le percezioni, le politiche ed i collegamenti del terrorismo rosso con alcuni Paesi dell’Europa occidentale e orientale.
Nel presentare la proposta, la scelta è caduta su quei Paesi che – per relazioni diplomatiche, ruolo geopolitico e peculiarità rispetto al contesto politico di Roma – possono essere ritenuti significativi rispetto alle vicende italiane.
In primo luogo, ovviamente, gli Stati Uniti; in seconda battuta – come elemento fondamentale in seno all’Europa occidentale – la Repubblica Federale Tedesca; infine, per il blocco comunista, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia che, per ragioni diverse (il presunto fiancheggiamento cecoslovacco delle BR; la singolare collocazione politica internazionale del regime di Tito), possono offrire spunti significativi per la ricostruzione di queste vicende.
La mancata inclusione dell’Unione Sovietica, caso di certo interesse, dipende sostanzialmente dall’impossibilità di reperire fonti archivistiche che possano gettare una nuova luce sulle percezioni sovietiche nei confronti del terrorismo rosso.
I relatori propongono, infatti, analisi fondate su documenti provenienti dai Paesi ivi citati, oltre che dagli archivi italiani; questo elemento, e il tentativo di collocare la vicenda del terrorismo italiano di Sinistra nel più ampio affresco internazionale della Guerra fredda, ci auguriamo che contribuiscano a offrire nuovi spunti di riflessione che si basino su una puntuale ricostruzione scientifica.
La CIA e i collegamenti internazionali del terrorismo italiano
Giovanni Mario Ceci
Il paper mira a ricostruire il punto di vista della CIA sull’esistenza (o meno) e quindi sull’(eventuale) rilevanza dei collegamenti internazionali delle BR e degli altri più importanti gruppi della lotta armata in Italia. Tale ricostruzione - quasi interamente basata proprio sulla documentazione disponibile della CIA consultata presso i National Archives and Records Administration (NARA) di College Park (MD, Stati Uniti) – verrà accompagnata dall’esame di alcune delle più importanti analisi generali di quegli anni della CIA relative al terrorismo internazionale e, soprattutto, al problema del possibile «supporto sovietico» a esso.
Il paper prende le mosse dalle analisi elaborate della CIA a partire dalla seconda metà degli anni Settanta (in particolare dal 1978-1979) e termina con l’esame di alcuni report dell’agenzia di intelligence di metà anni Ottanta.
Una modernizzazione squilibrata. La politica estera di Bonn e il terrorismo di sinistra in Italia durante gli anni Settanta
Filippo Triola
La relazione proporrà un’analisi del punto di vista della diplomazia tedesca occidentale sul fenomeno della violenza politica e del terrorismo di sinistra in Italia nel corso degli anni Settanta. La tesi di fondo che si intende sostenere è che i rappresentanti tedeschi e gli analisti dell’AuswärtigesAmt a Bonn interpretarono tali fenomeni come uno degli effetti collaterali del processo di modernizzazione asimmetrico e squilibrato che a loro giudizio aveva interessato l’Italia a partire dagli anni Cinquanta. Una lettura antropologica – quella della diplomazia tedesca – che, pur in presenza di non pochi contrasti interni (soprattutto tra il Dipartimento Politico e il Dipartimento Economico del Ministero degli Esteri) e di cancellieri di diverso orientamento (da Brandt a Schmidt), lega come un filo rosso le valutazioni tedesche sui diversi «mali» attribuiti al sistema politico italiano. Lo sguardo di Bonn su uno degli aspetti più significativi della «crisi italiana» degli anni Settanta rappresenta un campo di indagine fondamentale per ricostruire nella sua complessità non solo una delle fasi più drammatiche e controverse dell’Italia repubblicana, ma costituisce anche un tassello indispensabile per una storia delle relazioni bilaterali tra i due paesi in un decennio di cesura fondamentale per la storia dell’Europa.
La relazione si baserà su fonti tedesche non edite dell’archivio politico del ministero degli Esteri della Repubblica Federale a Berlino (PolitischesArchivdesAuswärtigenAmts). Alle fonti d’archivio saranno affiancate le raccolte dei documenti diplomatici edite, le memorie e la stampa d’informazione.
Cecoslovacchia, Jugoslavia e il terrorismo italiano degli anni Settanta
Francesco Caccamo e Benedetto Zaccaria
L’atteggiamento assunto dai regimi socialisti dell’Europa centro-orientale verso il fenomeno dell’eversione italiana rappresenta ad oggi un campo di ricerca solo parzialmente esplorato, nonostante l’eco suscitata dalle ipotesi relative all’esistenza di legami tra tali regimi e il terrorismo nostrano. L’intervento proposto si propone di dar conto delle più recenti ricerche archivistiche in tale ambito, prendendo in considerazione due paesi socialisti, anche se dalla differente collocazione internazionale: la Cecoslovacchia e la Jugosla.
Per quanto riguarda il primo caso, proprio la Cecoslovacchia è stata a lungo uno dei principali indiziati di collusioni con l’eversione di sinistra. Almeno allo stato attuale, la documentazione d’archivio non è in grado di suffragare tali ipotesi. Essa lascia comunque emergere elementi tutt’altro che privi di interesse: il verosimile utilizzo da parte del regime cecoslovacco di italiani residenti oltrecortina a fini spionistici nel periodo precedente gli anni di piombo; il radicarsi nei vertici del PCI di una convinzione quasi assoluta circa il coinvolgimento cecoslovacco nel fenomeno terrorista negli anni Settanta; l’affiorare in seno alla stessa diplomazia praghese di dubbi e tensioni.
La relazione illustrerà inoltre l’impatto del terrorismo italiano sulle relazioni tra Roma e Belgrado, evidenziando le preoccupazioni della leadership jugoslava circa il rischio eversivo in Italia. Belgrado promosse infatti una visione ideologica del terrorismo nella penisola, legando il fenomeno dell’eversione alle infiltrazioni di Destra, nella convinzione che esistesse una guida esterna al terrorismo italiano. La relazione illustrerà infine tentativi jugoslavi di mediazione per la ricerca di informazioni sul caso Moro.
Curriculum dei partecipanti
Massimo De Leonardis
Professore ordinario di Storia delle Relazioni internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è presidente della International Commission of Military History (Icmh) per il quinquennio 2015-2020. È Coordinatore delle discipline storiche al Master in Diplomacy dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano, Consigliere Scientifico della Marina Militare per l’area umanistica, Direttore dei Quaderni di Scienze Politiche e membro dei Comitati Scientifici di varie collane, riviste e centri studi.
Valentine Lomellini
Professore associato di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali (Università di Padova), insegna Storia delle relazioni internazionali e Terrorism and Security in International History. È autrice di volumi e articoli sulla politica estera della Sinistra italiana e francese (nei suoi aspetti politici e culturali) tra gli anni Sessanta e Novanta, sulla risposta statuale al bolscevismo nell’Italia del primo dopoguerra, e sulla genesi delle culture politiche italiane nella fase di crisi degli anni Novanta, con particolare riferimento al ruolo svolto dall’Europa in questo ambito.
Ha inoltre curato, con Antonio Varsori, due monografie sulla dimensione internazionale dei movimenti di contestazione in Europa. Nel 2017, ha curato Il mondo della guerra fredda e l'Italia degli anni di piombo. Una regia internazionale per il terrorismo? (Firenze: Le Monnier).
Francesco Caccamo
Professore Associato presso l’Università «G. D’Annunzio» di Chieti, dove insegna Storia dell’Europa orientale. Nell’ambito dell’attività di ricerca sull’Europa orientale, ha privilegiato due filoni di ricerca: la politica italiana verso la penisola balcanica e la regione danubiana, sia in epoca liberale sia in epoca fascista, e la storia della Cecoslovacchia e delle sue nazioni ‘costitutive’, i cechi e gli slovacchi. Tra le sue pubblicazioni: la biografia JiříPelikán. Un lungo viaggio nell’arcipelago socialista, Venezia 2007 (edizione ceca Brno 2008), e la curatela Primavera di Praga, risveglio europeo, Firenze 2011. Attualmente partecipa a un programma di ricerca di durata triennale finanziato dalla Grantovaagentura della Repubblica Ceca sui tentativi di riforma del sistema socialista concepiti dai gruppi di ricerca interdisciplinari sorti in ambito cecoslovacco nel corso degli anni ’60.
Giovanni Mario Ceci
Insegna Storia dell'Europa Contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre e Terrorism: An Introduction presso IES-Rome. Negli ultimi anni le sue ricerche si sono concentrate soprattutto sulla storia politica e culturale italiana durante la Guerra Fredda e sul fenomeno terroristico. Tra le sue recenti pubblicazioni su questi temi: Moro e il PCI. La strategia dell'attenzione e il dibattito politico italiano (Carocci 2013) e Il terrorismo italiano. Storia di un dibattito (Carocci 2013).
Filippo Triola
Visiting Professor presso la FreieUniversität di Berlino dal 2016, laureato in storia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” (2009) e dottore di ricerca in storia contemporanea presso l’Università di Bologna (2013). È stato assegnista di ricerca, cultore della materia e tutor presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna. È autore del volume L’alleato naturale. I rapporti tra Italia e Germania Occidentale dopo la seconda guerra mondiale (1945-1955) (Le Monnier, 2017), ha curato con Stefano Cavazza il volume Parole sovrane. Comunicazione politica e storia contemporanea in Italia e Germania (Il Mulino, 2017).
Benedetto Zaccaria
Research Associate presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze. I suoi interessi di ricerca riguardano la storia dell'integrazione europea e della guerra fredda, con particolare riguardo alla politica estera di Jugoslavia e Italia. Tra le sue più recenti pubblicazioni: La Strada per Osimo. Italia e Jugoslavia allo specchio (1965-1975) (FrancoAngeli 2018); The EEC'sYugoslav Policy in Cold War Europe (1968-1980), (PalgraveMacmillan, 2016) e, con Antonio Varsori (a cura di), Italy in the International System from détente to the end of the Cold War: the Underrated Ally (PalgraveMacmillan, 2018).
Valentine Lomellini
Relatori
Francesco Caccamo
Giovanni Mario Ceci
Filippo Triola
Benedetto Zaccaria
Discussant
Massimo de Leonardis
Abstract
Il tema dei collegamenti e delle percezioni internazionali del terrorismo italiano è stato affrontato in varie pubblicazioni (di pubblicistica, di saggistica, oltre che nelle numerosissime testimonianze sulla questione, sia da parte dei terroristi protagonisti di quella tragica stagione, sia dei magistrati e delle vittime degli attentati degli anni di piombo), facendo in larga parte affidamento alla documentazione italiana.
Solo a titolo di esempio, e senza alcuna pretesa di esaustività, la pista americana, la direzione sovietica, quella cecoslovacca, i collegamenti con i palestinesi, il network con il terrorismo della Repubblica Federale Tedesca sono state le relazioni che maggiormente hanno influenzato la narrazione mainstream, fra l’altro ripresa – in alcuni frangenti – anche di recente, in occasione dell’anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell’eccidio della sua scorta.
Negli ultimi anni, protagonisti della magistratura di quel periodo, inoltre, hanno pubblicato le proprie riflessioni, rendendo noti i loro sospetti relativi a reseaux internazionali, ad interessi nascosti (ma non troppo), a fil rouge tra omicidi eccellenti – come quelli di John F. Kennedy e Aldo Moro. Se queste analisi hanno avuto un riscontro positivo nel pubblico non specialista, esse non hanno mancato di suscitare qualche perplessità tra gli studiosi che si sono occupati di questi temi.
Una volta, infatti, superata la visione promossa dalle “teorie della cospirazione internazionale”, che avevano avuto successo a più riprese, dalla red network theory – l’idea che tutte le attività terroristiche a livello internazionale fossero “orchestrate nel seminterrato del quartier generale del KGB a Mosca” – e, infine, dall’ipotesi secondo la quale il terrorismo fosse il frutto diretto della volontà dagli Stati Uniti, e reso possibile grazie alla CIA e ai suoi reticolati internazionali, resta ancora da definire, sotto il profilo storiografico, la dimensione internazionale del terrorismo italiano.
In questo contesto nasce dunque la presente proposta di panel, che si pone l’obiettivo di contribuire a ricostruire le percezioni, le politiche ed i collegamenti del terrorismo rosso con alcuni Paesi dell’Europa occidentale e orientale.
Nel presentare la proposta, la scelta è caduta su quei Paesi che – per relazioni diplomatiche, ruolo geopolitico e peculiarità rispetto al contesto politico di Roma – possono essere ritenuti significativi rispetto alle vicende italiane.
In primo luogo, ovviamente, gli Stati Uniti; in seconda battuta – come elemento fondamentale in seno all’Europa occidentale – la Repubblica Federale Tedesca; infine, per il blocco comunista, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia che, per ragioni diverse (il presunto fiancheggiamento cecoslovacco delle BR; la singolare collocazione politica internazionale del regime di Tito), possono offrire spunti significativi per la ricostruzione di queste vicende.
La mancata inclusione dell’Unione Sovietica, caso di certo interesse, dipende sostanzialmente dall’impossibilità di reperire fonti archivistiche che possano gettare una nuova luce sulle percezioni sovietiche nei confronti del terrorismo rosso.
I relatori propongono, infatti, analisi fondate su documenti provenienti dai Paesi ivi citati, oltre che dagli archivi italiani; questo elemento, e il tentativo di collocare la vicenda del terrorismo italiano di Sinistra nel più ampio affresco internazionale della Guerra fredda, ci auguriamo che contribuiscano a offrire nuovi spunti di riflessione che si basino su una puntuale ricostruzione scientifica.
La CIA e i collegamenti internazionali del terrorismo italiano
Giovanni Mario Ceci
Il paper mira a ricostruire il punto di vista della CIA sull’esistenza (o meno) e quindi sull’(eventuale) rilevanza dei collegamenti internazionali delle BR e degli altri più importanti gruppi della lotta armata in Italia. Tale ricostruzione - quasi interamente basata proprio sulla documentazione disponibile della CIA consultata presso i National Archives and Records Administration (NARA) di College Park (MD, Stati Uniti) – verrà accompagnata dall’esame di alcune delle più importanti analisi generali di quegli anni della CIA relative al terrorismo internazionale e, soprattutto, al problema del possibile «supporto sovietico» a esso.
Il paper prende le mosse dalle analisi elaborate della CIA a partire dalla seconda metà degli anni Settanta (in particolare dal 1978-1979) e termina con l’esame di alcuni report dell’agenzia di intelligence di metà anni Ottanta.
Una modernizzazione squilibrata. La politica estera di Bonn e il terrorismo di sinistra in Italia durante gli anni Settanta
Filippo Triola
La relazione proporrà un’analisi del punto di vista della diplomazia tedesca occidentale sul fenomeno della violenza politica e del terrorismo di sinistra in Italia nel corso degli anni Settanta. La tesi di fondo che si intende sostenere è che i rappresentanti tedeschi e gli analisti dell’AuswärtigesAmt a Bonn interpretarono tali fenomeni come uno degli effetti collaterali del processo di modernizzazione asimmetrico e squilibrato che a loro giudizio aveva interessato l’Italia a partire dagli anni Cinquanta. Una lettura antropologica – quella della diplomazia tedesca – che, pur in presenza di non pochi contrasti interni (soprattutto tra il Dipartimento Politico e il Dipartimento Economico del Ministero degli Esteri) e di cancellieri di diverso orientamento (da Brandt a Schmidt), lega come un filo rosso le valutazioni tedesche sui diversi «mali» attribuiti al sistema politico italiano. Lo sguardo di Bonn su uno degli aspetti più significativi della «crisi italiana» degli anni Settanta rappresenta un campo di indagine fondamentale per ricostruire nella sua complessità non solo una delle fasi più drammatiche e controverse dell’Italia repubblicana, ma costituisce anche un tassello indispensabile per una storia delle relazioni bilaterali tra i due paesi in un decennio di cesura fondamentale per la storia dell’Europa.
La relazione si baserà su fonti tedesche non edite dell’archivio politico del ministero degli Esteri della Repubblica Federale a Berlino (PolitischesArchivdesAuswärtigenAmts). Alle fonti d’archivio saranno affiancate le raccolte dei documenti diplomatici edite, le memorie e la stampa d’informazione.
Cecoslovacchia, Jugoslavia e il terrorismo italiano degli anni Settanta
Francesco Caccamo e Benedetto Zaccaria
L’atteggiamento assunto dai regimi socialisti dell’Europa centro-orientale verso il fenomeno dell’eversione italiana rappresenta ad oggi un campo di ricerca solo parzialmente esplorato, nonostante l’eco suscitata dalle ipotesi relative all’esistenza di legami tra tali regimi e il terrorismo nostrano. L’intervento proposto si propone di dar conto delle più recenti ricerche archivistiche in tale ambito, prendendo in considerazione due paesi socialisti, anche se dalla differente collocazione internazionale: la Cecoslovacchia e la Jugosla.
Per quanto riguarda il primo caso, proprio la Cecoslovacchia è stata a lungo uno dei principali indiziati di collusioni con l’eversione di sinistra. Almeno allo stato attuale, la documentazione d’archivio non è in grado di suffragare tali ipotesi. Essa lascia comunque emergere elementi tutt’altro che privi di interesse: il verosimile utilizzo da parte del regime cecoslovacco di italiani residenti oltrecortina a fini spionistici nel periodo precedente gli anni di piombo; il radicarsi nei vertici del PCI di una convinzione quasi assoluta circa il coinvolgimento cecoslovacco nel fenomeno terrorista negli anni Settanta; l’affiorare in seno alla stessa diplomazia praghese di dubbi e tensioni.
La relazione illustrerà inoltre l’impatto del terrorismo italiano sulle relazioni tra Roma e Belgrado, evidenziando le preoccupazioni della leadership jugoslava circa il rischio eversivo in Italia. Belgrado promosse infatti una visione ideologica del terrorismo nella penisola, legando il fenomeno dell’eversione alle infiltrazioni di Destra, nella convinzione che esistesse una guida esterna al terrorismo italiano. La relazione illustrerà infine tentativi jugoslavi di mediazione per la ricerca di informazioni sul caso Moro.
Curriculum dei partecipanti
Massimo De Leonardis
Professore ordinario di Storia delle Relazioni internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è presidente della International Commission of Military History (Icmh) per il quinquennio 2015-2020. È Coordinatore delle discipline storiche al Master in Diplomacy dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano, Consigliere Scientifico della Marina Militare per l’area umanistica, Direttore dei Quaderni di Scienze Politiche e membro dei Comitati Scientifici di varie collane, riviste e centri studi.
Valentine Lomellini
Professore associato di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali (Università di Padova), insegna Storia delle relazioni internazionali e Terrorism and Security in International History. È autrice di volumi e articoli sulla politica estera della Sinistra italiana e francese (nei suoi aspetti politici e culturali) tra gli anni Sessanta e Novanta, sulla risposta statuale al bolscevismo nell’Italia del primo dopoguerra, e sulla genesi delle culture politiche italiane nella fase di crisi degli anni Novanta, con particolare riferimento al ruolo svolto dall’Europa in questo ambito.
Ha inoltre curato, con Antonio Varsori, due monografie sulla dimensione internazionale dei movimenti di contestazione in Europa. Nel 2017, ha curato Il mondo della guerra fredda e l'Italia degli anni di piombo. Una regia internazionale per il terrorismo? (Firenze: Le Monnier).
Francesco Caccamo
Professore Associato presso l’Università «G. D’Annunzio» di Chieti, dove insegna Storia dell’Europa orientale. Nell’ambito dell’attività di ricerca sull’Europa orientale, ha privilegiato due filoni di ricerca: la politica italiana verso la penisola balcanica e la regione danubiana, sia in epoca liberale sia in epoca fascista, e la storia della Cecoslovacchia e delle sue nazioni ‘costitutive’, i cechi e gli slovacchi. Tra le sue pubblicazioni: la biografia JiříPelikán. Un lungo viaggio nell’arcipelago socialista, Venezia 2007 (edizione ceca Brno 2008), e la curatela Primavera di Praga, risveglio europeo, Firenze 2011. Attualmente partecipa a un programma di ricerca di durata triennale finanziato dalla Grantovaagentura della Repubblica Ceca sui tentativi di riforma del sistema socialista concepiti dai gruppi di ricerca interdisciplinari sorti in ambito cecoslovacco nel corso degli anni ’60.
Giovanni Mario Ceci
Insegna Storia dell'Europa Contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre e Terrorism: An Introduction presso IES-Rome. Negli ultimi anni le sue ricerche si sono concentrate soprattutto sulla storia politica e culturale italiana durante la Guerra Fredda e sul fenomeno terroristico. Tra le sue recenti pubblicazioni su questi temi: Moro e il PCI. La strategia dell'attenzione e il dibattito politico italiano (Carocci 2013) e Il terrorismo italiano. Storia di un dibattito (Carocci 2013).
Filippo Triola
Visiting Professor presso la FreieUniversität di Berlino dal 2016, laureato in storia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” (2009) e dottore di ricerca in storia contemporanea presso l’Università di Bologna (2013). È stato assegnista di ricerca, cultore della materia e tutor presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna. È autore del volume L’alleato naturale. I rapporti tra Italia e Germania Occidentale dopo la seconda guerra mondiale (1945-1955) (Le Monnier, 2017), ha curato con Stefano Cavazza il volume Parole sovrane. Comunicazione politica e storia contemporanea in Italia e Germania (Il Mulino, 2017).
Benedetto Zaccaria
Research Associate presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze. I suoi interessi di ricerca riguardano la storia dell'integrazione europea e della guerra fredda, con particolare riguardo alla politica estera di Jugoslavia e Italia. Tra le sue più recenti pubblicazioni: La Strada per Osimo. Italia e Jugoslavia allo specchio (1965-1975) (FrancoAngeli 2018); The EEC'sYugoslav Policy in Cold War Europe (1968-1980), (PalgraveMacmillan, 2016) e, con Antonio Varsori (a cura di), Italy in the International System from détente to the end of the Cold War: the Underrated Ally (PalgraveMacmillan, 2018).