Chair
Maria Eleonora Guasconi
Relatori
Marilena Gala
Laura Fasanaro
David Burigana
Discussant
Ilaria Poggiolini
Abstract
Nella ricostruzione e analisi che, come storici delle relazioni internazionali, siamo chiamati a fare di eventi, periodi, e dinamiche complessive del sistema, usiamo una serie di concetti che spesso, o quasi sempre, non sentiamo l’esigenza e la responsabilità di definire. Del resto, questo tipo di recinzione concettuale siamo abituati a lasciarla fare ai cosiddetti teorici che, in particolare a partire dall’era della supremazia culturale statunitense, si sono assunti il ruolo di elaborare una griglia interpretativa fatta di codici schematici attraverso i quali leggere i rapporti che determinano il sistema internazionale nel suo insieme.
Questa divisione dei compiti, che non intendiamo mettere in discussione in questa sede, non può farci dimenticare però che le categorie concettuali che usiamo sono evidentemente un prodotto sociale, nel senso che condensano lo spirito del tempo, e di conseguenza, tendono ad essere declinate secondo priorità, interessi e aspirazioni, espressione di interazioni e rapporti di forza che mutano nel tempo, a seconda degli attori e della loro rilevanza relativa.
Anche soltanto guardando agli ultimi cinquanta-sessanta anni, concetti come sicurezza, sviluppo, modernità e modernizzazione si sono via via riempiti di contenuti diversi, a loro volta estrinsecazione di dinamiche sistemiche traducibili e tradotte in agende politiche differenti. La questione che intendiamo sollevare con questo panel, perciò, investe pienamente lo storico delle relazioni internazionali come colui che più di ogni altro studioso delle dinamiche internazionali deve farsi carico di individuare e includere nell’analisi tutti gli attori e le agenzie che contribuiscono a dare consistenza e continuità a un fenomeno capace di assumere rilevanza nei rapporti internazionali. In tale senso riteniamo che, pur rimanendo estranei al merito della concettualizzazione, dobbiamo rivendicare la responsabilità di capirne il peso politico nel senso della sua importanza e influenza rispetto alle decisioni assunte dai governi e dagli altri attori internazionali, poiché ne interpretano al meglio gli interessi consolidati, la mentalità, o le aspirazioni. Per comprenderne il peso politico, abbiamo bisogno di affinare i nostri metodi dal punto di vista della ricerca e dell’analisi per non trascurare il ruolo che le comunità epistemiche e gli esperti hanno svolto e continuano a svolgere in un contesto complesso dove, però, la retorica politica, anche sul piano internazionale, tende all’omologazione.
Quella che proponiamo con questo panel, perciò, è una discussione che possa servire ad allargare lo spettro dei canali attraverso i quali, come storici delle relazioni, siamo in grado di leggere l’oggetto delle nostre analisi con un pieno sforzo di consapevolezza.
La sicurezza: concetto o agenda politica?
Marilena Gala
In quanti modi possiamo declinare la sicurezza? Come e dove se ne decide la sua declinazione? Nel corso della mia attività mi sono avvicinata più volte e innumerevoli volte ho utilizzato il concetto di sicurezza facendo ricerca in archivio e scrivendone. Ho sottolineato e esaminato il modo in cui i governi e gli attori politici, specie quelli occidentali durante la guerra fredda, hanno modificato le relative agende politiche di sicurezza per tenere conto dei cambiamenti avvenuti o in evoluzione nel sistema. Progressivamente, però, ho anche compreso che assecondare la difficoltà che i teorici che si occupano di sicurezza hanno, nel momento in cui cercano di definirne i confini concettuali, comporta la rinuncia a indagare un’ulteriore fonte da cui attingere importanti informazioni per la ricostruzione storica. Il fatto che essi facciano fatica a concordare una definizione davvero condivisa, infatti, non toglie loro la capacità di interpretare interessi, o aspirazioni attraverso l’attività di think tank, l’assunzione di responsabilità di consulenza, ecc. e quindi di contribuire a formare l’agenda politica di governi e istituzioni internazionali. Per questo ritengo che in casi come quello delle politiche di sicurezza possa essere utile includere le comunità epistemiche fra gli elementi funzionali all’analisi delle relazioni internazionali in chiave storica.
Il concetto di sviluppo sostenibile e l'evoluzione della percezione della sicurezza nelle società industrializzate dagli anni Settanta agli anni Novanta: una ricostruzione delle tendenze della storiografia internazionale
Laura Fasanaro
L’idea di “sviluppo sostenibile” e, in senso più ampio, l’evoluzione del dibattito internazionale sul rapporto tra sviluppo economico, progresso tecnologico, minacce ambientali e percezione della sicurezza individuale e collettiva nelle società industrializzate è ancora un terreno relativamente inesplorato nella storia internazionale, rispetto al quale prevalgono informazioni ed interpretazioni che provengono da altre discipline.
Questo contributo intende mettere in evidenza quali siano le sfide che è necessario affrontare per ricostruire le origini del nesso fra la politica energetica della CE/UE e l’emergere di una coscienza delle implicazioni e dei rischi legati ai cambiamenti ambientali a partire dalla Conferenza di Stoccolma del 1972, muovendo da un'analisi della letteratura, prettamente interdisciplinare (scienza politica, storia contemporanea, storia ambientale, storia delle idee), sull’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile. Il senso è di esplorare un metodo di studio di questi problemi nella prospettiva della storia internazionale, di contribuire a definirne i concetti e persino il lessico, di capire quali fasi, segnate da conferenze internazionali, accordi bilaterali e multilaterali, accordi economici, e quali attori (istituzioni della CE/UE, personalità politiche, movimenti e partiti politici, gruppi economici, istituzioni scientifiche e di ricerca, oltre ai singoli governi) abbiano avuto un ruolo decisivo nell'evoluzione della politica energetica e ambientale della CE/UE e di chiarire, infine, in quali termini si sviluppa, a partire dagli anni Settanta, un concetto non militare di sicurezza in Europa legato al nesso energia-ambiente.
Esportare la modernità. Pompidou e l’innovazione tecnologica: un “nuovo” strumento della politica estera francese?
David Burigana
Della letteratura dedicata a Georges Pompidou, è emerso l’interesse che il Presidente prima, e l’uomo politico poi, ha mostrato per l’innovazione, fosse questa scientifica, tecnologica o culturale, ma rispetto alla quale rimangono una costante la finezza, lo stile, le scelte che hanno fatto della sua presidenza una icona della modernità della Francia, specchiata nella vetrina del Centro che porta il suo nome, o nei progetti per una moderna “urbanizzazione” della capitale. L’interpretazione e l’uso della tecnologia e della scienza fatte con Pompidou ai fini della modernizzazione della Francia hanno avuto riflessi sul posizionamento in Europa e nel mondo del paese stesso. Non sono state però solo scelte tecno-industriali vincenti, né un nuovo modo di concepire la tradizionale pianificazione francese a determinare la politica di innovazione della presidenza Pompidou. A partire dall’entourage del Presidente, e grazie alla documentazione d’archivio e alle testimonianze analizzate sulla sua politica estera, l’intento di questo intervento è di cogliere l’evoluzione rispetto al periodo gaullista dei concetti di “modernità” e “innovazione”. Lo scopo ultimo è di verificarne l’eventuale influenza sugli stessi contesti europeo e internazionale nella convinzione dell’ineludibile ruolo del rapporto fra esperti/consiglieri e decisori politici per l’elaborazione di tendenze durevoli nel sistema internazionale, così come dell’importanza del momento politico della decisione.
Curriculum dei partecipanti
David Burigana
Associate Professor in History of International Relations and member of the Steering Committee of CISAS Centro Studi e Ricerche Aerospaziali (University of Padua), David Burigana participated in Erasmus (1994), held a Degree (1996) in Political Sciences (University of Florence), a Master (1997) in Contemporary History (Paris IV Sorbonne), a PhD in History of International Relations (Florence); Prix “Gorbachev” (2004) Academia Europea de Yuste, M. Dumoulin; post-Doctoral Fellowship (2005) in Strasbourg, S. Schirmann; Visiting Professor at Toulouse-Le Mirail (2010); member of the Centro Interuniversitario di Ricerche e Studistorico-militari (CIRSM); co-founder, Secretary and Treasurer (2012-16) of SISI (Società Italiana di Storia Internazionale); Padua representative in a MoU with the MSHA (2013); Burigana participated in research programs in Italy and abroad, in VII Framework Program, at the moment he is work package leader in H2020 on Space Diplomacy. Author of articles on armaments and aeronautical cooperation, Air transport since the 1950s, European Defence, interaction between civil and military production, International History of techno-sciences and foreign policy; he visited private and State archives in Belgium, France, England, Italy, Spain, Germany, and USA. His last article: “Air, space and techno-scientific innovation in Italian foreign policy during the 1970s and 1980s”, in A. Varsori, B. Zaccaria (eds.), Italy in the International System from Détente to the End of the Cold War. The Underrated Ally, Palgrave, 2017; his last co-edited book with Christine Bouneau, Experts and expertise in science and technology in Europe since the 1960s. Organized civil society, democracy and political decision-making, Brussells, PIE-Peter Lang, 2017; and co-editor of a special issue of VentunesimoSecolo¸ n. 1 2017, on Non solo diplomazia. Esperti e tecnici in scienza e tecnologia fra Guerra fredda e costruzione europea.
Marilena Gala
Associate professor of History of International Relations at the Department of Political Sciences at the University of Rome III, where she teaches two Master courses, one on nuclear power in the international system and another on evolving security in the post-1945 world. She is a specialist in Cold War transatlantic relations and arms control, on which she has published several essays. She got her Ph.D. at the University of Florence under the supervision of Prof. Ennio Di Nolfo, in 1998. She has been Public Policy Scholar at the Woodrow Wilson International Center, in 2003, and again, with a six months Fulbright Foreign Scholarship, in 2010. She is one of the instructors at the Nuclear Boot Camp – a summer school created within the Non-Proliferation International History Project funded by the Carnegie Foundation. She is currently working on a book project on Transatlantic relations from the European security standpoint between the climax of détente and the end of the Cold War.
Ilaria Poggiolini
Professore di Storia Internazionale e Pro-Rettore all’internazionalizzazione all’Universita’ di Pavia. E’ membro del Collegio docenti del programma di dottorato in Storia alla stessa Universita’ e SCR Fellow dell’EuropeanStudy Centre, St Antony’s College, University of Oxford. Precedentemente Ilaria Poggiolinie’ stata Jean Monnet Professor all’Universita’ di Milano, ricercatrice all’Universita’ di Sassari, fellow del Fulbright Program, della NATO, del Woodrow Wilson School, (Princeton University), del BritishCouncil e del EuropeanStudies Centre, St. Antony’s College, Oxford.
I suoi temi di ricerca e pubblicazioni hanno avuto per oggetto inizialmente, la transizione dalla guerra alla pace dopo la seconda guerra mondiale, le relazioni politiche e diplomatiche tra l'Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna negli anni 1945-47, la comparazione tra pacificazione post-bellica in Italia e Giappone. Successivamente si e’ occupata ed ha pubblicato sui temi dell'adesione della Gran Bretagna alla Comunita' europea e sulla Ostpolitik in Gran Bretagna negli anni ‘70/’80. Attualmente lavora sul ruolo e le politiche di Margaret Thatcher in tema di trasformazione europea e unificazione tedesca nella fase conclusive della guerra fredda.
Maria Eleonora Guasconi
Professore associato di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova, dove insegna Storia delle relazioni internazionali e Storia della globalizzazione e delle integrazioni regionali e coordina il corso di laurea triennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Dal 2015 fa parte della Commissione scientifica che cura la pubblicazione dei documenti diplomatici presso il Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione.
I suoi interessi di ricerca riguardano il processo di integrazione europea, la cooperazione politica europea, le relazioni Europa-Stati Uniti durante la guerra fredda, le relazioni euro-mediterranee e il dialogo sociale europeo. E’ autrice di numerosi saggi e articoli su riviste scientifiche italiane e internazionali e dei volumi: L’altra faccia della medaglia. Guerra psicologica e sindacale nelle relazioni Italia-USA nella prima fase della guerra fredda, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1999; L’Europa tra continuità e cambiamento. Il Vertice dell’Aja del 1969 e il rilancio della costruzione europea, Firenze, Polistampa, 2004; con. E. Calandri e R. Ranieri, Storia politica ed economica dell’integrazione europea, Napoli, Edises, 2015; ha inoltre curato Declino europeo e rivolte mediterranee, Torino, Giappichelli, 2012.
Maria Eleonora Guasconi
Relatori
Marilena Gala
Laura Fasanaro
David Burigana
Discussant
Ilaria Poggiolini
Abstract
Nella ricostruzione e analisi che, come storici delle relazioni internazionali, siamo chiamati a fare di eventi, periodi, e dinamiche complessive del sistema, usiamo una serie di concetti che spesso, o quasi sempre, non sentiamo l’esigenza e la responsabilità di definire. Del resto, questo tipo di recinzione concettuale siamo abituati a lasciarla fare ai cosiddetti teorici che, in particolare a partire dall’era della supremazia culturale statunitense, si sono assunti il ruolo di elaborare una griglia interpretativa fatta di codici schematici attraverso i quali leggere i rapporti che determinano il sistema internazionale nel suo insieme.
Questa divisione dei compiti, che non intendiamo mettere in discussione in questa sede, non può farci dimenticare però che le categorie concettuali che usiamo sono evidentemente un prodotto sociale, nel senso che condensano lo spirito del tempo, e di conseguenza, tendono ad essere declinate secondo priorità, interessi e aspirazioni, espressione di interazioni e rapporti di forza che mutano nel tempo, a seconda degli attori e della loro rilevanza relativa.
Anche soltanto guardando agli ultimi cinquanta-sessanta anni, concetti come sicurezza, sviluppo, modernità e modernizzazione si sono via via riempiti di contenuti diversi, a loro volta estrinsecazione di dinamiche sistemiche traducibili e tradotte in agende politiche differenti. La questione che intendiamo sollevare con questo panel, perciò, investe pienamente lo storico delle relazioni internazionali come colui che più di ogni altro studioso delle dinamiche internazionali deve farsi carico di individuare e includere nell’analisi tutti gli attori e le agenzie che contribuiscono a dare consistenza e continuità a un fenomeno capace di assumere rilevanza nei rapporti internazionali. In tale senso riteniamo che, pur rimanendo estranei al merito della concettualizzazione, dobbiamo rivendicare la responsabilità di capirne il peso politico nel senso della sua importanza e influenza rispetto alle decisioni assunte dai governi e dagli altri attori internazionali, poiché ne interpretano al meglio gli interessi consolidati, la mentalità, o le aspirazioni. Per comprenderne il peso politico, abbiamo bisogno di affinare i nostri metodi dal punto di vista della ricerca e dell’analisi per non trascurare il ruolo che le comunità epistemiche e gli esperti hanno svolto e continuano a svolgere in un contesto complesso dove, però, la retorica politica, anche sul piano internazionale, tende all’omologazione.
Quella che proponiamo con questo panel, perciò, è una discussione che possa servire ad allargare lo spettro dei canali attraverso i quali, come storici delle relazioni, siamo in grado di leggere l’oggetto delle nostre analisi con un pieno sforzo di consapevolezza.
La sicurezza: concetto o agenda politica?
Marilena Gala
In quanti modi possiamo declinare la sicurezza? Come e dove se ne decide la sua declinazione? Nel corso della mia attività mi sono avvicinata più volte e innumerevoli volte ho utilizzato il concetto di sicurezza facendo ricerca in archivio e scrivendone. Ho sottolineato e esaminato il modo in cui i governi e gli attori politici, specie quelli occidentali durante la guerra fredda, hanno modificato le relative agende politiche di sicurezza per tenere conto dei cambiamenti avvenuti o in evoluzione nel sistema. Progressivamente, però, ho anche compreso che assecondare la difficoltà che i teorici che si occupano di sicurezza hanno, nel momento in cui cercano di definirne i confini concettuali, comporta la rinuncia a indagare un’ulteriore fonte da cui attingere importanti informazioni per la ricostruzione storica. Il fatto che essi facciano fatica a concordare una definizione davvero condivisa, infatti, non toglie loro la capacità di interpretare interessi, o aspirazioni attraverso l’attività di think tank, l’assunzione di responsabilità di consulenza, ecc. e quindi di contribuire a formare l’agenda politica di governi e istituzioni internazionali. Per questo ritengo che in casi come quello delle politiche di sicurezza possa essere utile includere le comunità epistemiche fra gli elementi funzionali all’analisi delle relazioni internazionali in chiave storica.
Il concetto di sviluppo sostenibile e l'evoluzione della percezione della sicurezza nelle società industrializzate dagli anni Settanta agli anni Novanta: una ricostruzione delle tendenze della storiografia internazionale
Laura Fasanaro
L’idea di “sviluppo sostenibile” e, in senso più ampio, l’evoluzione del dibattito internazionale sul rapporto tra sviluppo economico, progresso tecnologico, minacce ambientali e percezione della sicurezza individuale e collettiva nelle società industrializzate è ancora un terreno relativamente inesplorato nella storia internazionale, rispetto al quale prevalgono informazioni ed interpretazioni che provengono da altre discipline.
Questo contributo intende mettere in evidenza quali siano le sfide che è necessario affrontare per ricostruire le origini del nesso fra la politica energetica della CE/UE e l’emergere di una coscienza delle implicazioni e dei rischi legati ai cambiamenti ambientali a partire dalla Conferenza di Stoccolma del 1972, muovendo da un'analisi della letteratura, prettamente interdisciplinare (scienza politica, storia contemporanea, storia ambientale, storia delle idee), sull’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile. Il senso è di esplorare un metodo di studio di questi problemi nella prospettiva della storia internazionale, di contribuire a definirne i concetti e persino il lessico, di capire quali fasi, segnate da conferenze internazionali, accordi bilaterali e multilaterali, accordi economici, e quali attori (istituzioni della CE/UE, personalità politiche, movimenti e partiti politici, gruppi economici, istituzioni scientifiche e di ricerca, oltre ai singoli governi) abbiano avuto un ruolo decisivo nell'evoluzione della politica energetica e ambientale della CE/UE e di chiarire, infine, in quali termini si sviluppa, a partire dagli anni Settanta, un concetto non militare di sicurezza in Europa legato al nesso energia-ambiente.
Esportare la modernità. Pompidou e l’innovazione tecnologica: un “nuovo” strumento della politica estera francese?
David Burigana
Della letteratura dedicata a Georges Pompidou, è emerso l’interesse che il Presidente prima, e l’uomo politico poi, ha mostrato per l’innovazione, fosse questa scientifica, tecnologica o culturale, ma rispetto alla quale rimangono una costante la finezza, lo stile, le scelte che hanno fatto della sua presidenza una icona della modernità della Francia, specchiata nella vetrina del Centro che porta il suo nome, o nei progetti per una moderna “urbanizzazione” della capitale. L’interpretazione e l’uso della tecnologia e della scienza fatte con Pompidou ai fini della modernizzazione della Francia hanno avuto riflessi sul posizionamento in Europa e nel mondo del paese stesso. Non sono state però solo scelte tecno-industriali vincenti, né un nuovo modo di concepire la tradizionale pianificazione francese a determinare la politica di innovazione della presidenza Pompidou. A partire dall’entourage del Presidente, e grazie alla documentazione d’archivio e alle testimonianze analizzate sulla sua politica estera, l’intento di questo intervento è di cogliere l’evoluzione rispetto al periodo gaullista dei concetti di “modernità” e “innovazione”. Lo scopo ultimo è di verificarne l’eventuale influenza sugli stessi contesti europeo e internazionale nella convinzione dell’ineludibile ruolo del rapporto fra esperti/consiglieri e decisori politici per l’elaborazione di tendenze durevoli nel sistema internazionale, così come dell’importanza del momento politico della decisione.
Curriculum dei partecipanti
David Burigana
Associate Professor in History of International Relations and member of the Steering Committee of CISAS Centro Studi e Ricerche Aerospaziali (University of Padua), David Burigana participated in Erasmus (1994), held a Degree (1996) in Political Sciences (University of Florence), a Master (1997) in Contemporary History (Paris IV Sorbonne), a PhD in History of International Relations (Florence); Prix “Gorbachev” (2004) Academia Europea de Yuste, M. Dumoulin; post-Doctoral Fellowship (2005) in Strasbourg, S. Schirmann; Visiting Professor at Toulouse-Le Mirail (2010); member of the Centro Interuniversitario di Ricerche e Studistorico-militari (CIRSM); co-founder, Secretary and Treasurer (2012-16) of SISI (Società Italiana di Storia Internazionale); Padua representative in a MoU with the MSHA (2013); Burigana participated in research programs in Italy and abroad, in VII Framework Program, at the moment he is work package leader in H2020 on Space Diplomacy. Author of articles on armaments and aeronautical cooperation, Air transport since the 1950s, European Defence, interaction between civil and military production, International History of techno-sciences and foreign policy; he visited private and State archives in Belgium, France, England, Italy, Spain, Germany, and USA. His last article: “Air, space and techno-scientific innovation in Italian foreign policy during the 1970s and 1980s”, in A. Varsori, B. Zaccaria (eds.), Italy in the International System from Détente to the End of the Cold War. The Underrated Ally, Palgrave, 2017; his last co-edited book with Christine Bouneau, Experts and expertise in science and technology in Europe since the 1960s. Organized civil society, democracy and political decision-making, Brussells, PIE-Peter Lang, 2017; and co-editor of a special issue of VentunesimoSecolo¸ n. 1 2017, on Non solo diplomazia. Esperti e tecnici in scienza e tecnologia fra Guerra fredda e costruzione europea.
Marilena Gala
Associate professor of History of International Relations at the Department of Political Sciences at the University of Rome III, where she teaches two Master courses, one on nuclear power in the international system and another on evolving security in the post-1945 world. She is a specialist in Cold War transatlantic relations and arms control, on which she has published several essays. She got her Ph.D. at the University of Florence under the supervision of Prof. Ennio Di Nolfo, in 1998. She has been Public Policy Scholar at the Woodrow Wilson International Center, in 2003, and again, with a six months Fulbright Foreign Scholarship, in 2010. She is one of the instructors at the Nuclear Boot Camp – a summer school created within the Non-Proliferation International History Project funded by the Carnegie Foundation. She is currently working on a book project on Transatlantic relations from the European security standpoint between the climax of détente and the end of the Cold War.
Ilaria Poggiolini
Professore di Storia Internazionale e Pro-Rettore all’internazionalizzazione all’Universita’ di Pavia. E’ membro del Collegio docenti del programma di dottorato in Storia alla stessa Universita’ e SCR Fellow dell’EuropeanStudy Centre, St Antony’s College, University of Oxford. Precedentemente Ilaria Poggiolinie’ stata Jean Monnet Professor all’Universita’ di Milano, ricercatrice all’Universita’ di Sassari, fellow del Fulbright Program, della NATO, del Woodrow Wilson School, (Princeton University), del BritishCouncil e del EuropeanStudies Centre, St. Antony’s College, Oxford.
I suoi temi di ricerca e pubblicazioni hanno avuto per oggetto inizialmente, la transizione dalla guerra alla pace dopo la seconda guerra mondiale, le relazioni politiche e diplomatiche tra l'Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna negli anni 1945-47, la comparazione tra pacificazione post-bellica in Italia e Giappone. Successivamente si e’ occupata ed ha pubblicato sui temi dell'adesione della Gran Bretagna alla Comunita' europea e sulla Ostpolitik in Gran Bretagna negli anni ‘70/’80. Attualmente lavora sul ruolo e le politiche di Margaret Thatcher in tema di trasformazione europea e unificazione tedesca nella fase conclusive della guerra fredda.
Maria Eleonora Guasconi
Professore associato di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova, dove insegna Storia delle relazioni internazionali e Storia della globalizzazione e delle integrazioni regionali e coordina il corso di laurea triennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Dal 2015 fa parte della Commissione scientifica che cura la pubblicazione dei documenti diplomatici presso il Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione.
I suoi interessi di ricerca riguardano il processo di integrazione europea, la cooperazione politica europea, le relazioni Europa-Stati Uniti durante la guerra fredda, le relazioni euro-mediterranee e il dialogo sociale europeo. E’ autrice di numerosi saggi e articoli su riviste scientifiche italiane e internazionali e dei volumi: L’altra faccia della medaglia. Guerra psicologica e sindacale nelle relazioni Italia-USA nella prima fase della guerra fredda, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1999; L’Europa tra continuità e cambiamento. Il Vertice dell’Aja del 1969 e il rilancio della costruzione europea, Firenze, Polistampa, 2004; con. E. Calandri e R. Ranieri, Storia politica ed economica dell’integrazione europea, Napoli, Edises, 2015; ha inoltre curato Declino europeo e rivolte mediterranee, Torino, Giappichelli, 2012.