Presidente e discussant
Riccardo Redaelli
Relatori
Michele Brunelli
Massimiliano Vaghi
Claudia Castiglioni
Abstract
Il panel si propone di incoraggiare una riflessione di lungo periodo su tre momenti paradigmatici, pur nella loro diversità, della storia della Persia/Iran, ossia le epoche legate alle dinastie safavide, qajar e pahlavi. Questi distinti periodi esprimono tre posture diverse nei rapporti di questo paese con l’Europa e l’Occidente, e contribuiscono a chiarirne la complessità delle relazioni, al di là di una narrazione divulgativa troppo spesso condizionata dal cosiddetto “discorso postcoloniale” o, all’opposto, dai timori legati ad un presunto scontro di civiltà fra Occidente e Oriente, quando invece le relazioni fra queste civiltà plurimillenarie rappresentano un’intricata tessitura ben evidenziata dalla famosa definizione dello studioso Hamid Dabashi, secondo il quale l’Iran è al tempo stesso politicamente antagonista ma filosoficamente intimo con l’Occidente.
Questo panel, pertanto, si pone l’obiettivo di illustrare, alla luce di un’analisi storica puntuale, i principali processi socio-politici e geopolitici, e le dinamiche culturali che hanno caratterizzato – fra XVI e XX secolo – le relazioni fra la Persia/Iran e l’Europa, quali, ad esempio, le persistenze dell’epoca coloniale, le pratiche politiche locali, la politica economica, la democratizzazione, la diffusione della cultura e gli scambi culturali, i conflitti interni ed esterni, le relazioni internazionali e l’autoritarismo politico.
L’Europa alla (ri)scoperta della Persia: mercanti, avventurieri e religiosi alla corte dei Safavidi
Michele Brunelli
La Persia ha da sempre rappresentato un’attrattiva per le potenze europee, sia dal punto di vista economico, sia quale alleato politico-militare strategico in funzione anti-ottomana, soprattutto durante la dinastia safavide (1501-1736). Il fatto che l’impero fosse attraversato da una delle diramazioni della Râh-e abrīšam– la via della Seta – lo rendeva meta di mercanti, in special modo italiani e francesi, alla ricerca di sete, tessuti e gioielli, che avrebbero poi costituito la base di un gusto “orientale” – non ancora “orientalista” – una moda, seppur temporanea, che affascinerà non solo le corti, ma anche parte della borghesia. Quale alleato strategico sarà invece meta di diplomatici e di avventurieri, i quali, in cambio di moderne armi, cercheranno di conquistarsi la fedeltà degli Šāh al potere, nel tentativo di realizzare gli interessi nazionali delle corone europee. Ma la Persia, forte del suo retaggio storico, eserciterà una forza di attrazione anche sul piano culturale. Il desiderio di mutua conoscenza, in un moto biunivoco – Occidente vs Oriente e viceversa – che si realizzerà attraverso i viaggiatori/mercanti, ma anche grazie agli ordini religiosi mendicanti, inaugurerà una collaborazione duratura che si dipanerà nel corso dei secoli, sino a caratterizzare – sebbene nelle difficoltà di vicende a noi coeve – le relazioni tra l’Iran e l’Europa anche nella contemporaneità.
Il “grande dilemma”: la corte Qajar e le risposte all’ingerenza europea in Persia (1797-1828)
Massimiliano Vaghi
Fath Ali Shah Qajar (1772-1834), nipote del fondatore della dinastia Qajar (sovrani di Persia dal 1786 al 1925), salì al trono nel 1797 e, nel 1804, invase la Georgia, dando il via a quella che è conosciuta come la prima guerra russo-persiana (1804-1813). Nel corso di questo conflitto, non solo la Persia dovette abbandonare, in favore dell’impero russo, i territori georgiani appena conquistati, ma anche gran parte delle sue province nel Caucaso. Il tentativo di Fath Ali Shah di riconquistare il controllo della Georgia (con la seconda guerra russo-persiana, 1826-28) fallì egualmente e la Persia ricadde – secondo l’interpretazione storiografica prevalente – sotto l’influenza russa.
In questa complessa fase delle relazioni internazionali della Persia, fra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, i decisori politici qajari si trovarono davanti al dilemma di dover scegliere se accettare un accordo con la Russia fortemente penalizzante per i loro interessi regionali, oppure di dover accettare un’alleanza “sussidiaria” con la Gran Bretagna – il cui impero indiano era in fase di costituzione – o, infine, di decidere se attuare l’opzione della collaborazione – irta di difficoltà e incomprensioni – con una terza potenza europea, la Francia di Napoleone, attenta ai propri interessi in Asia meridionale in chiave anti-britannica.
Iran ed Europa: dall'apogeo della monarchia Pahlavi alla creazione della Repubblica Islamica
Claudia Castiglioni
L’intervento prende in esame le relazioni tra l’Iran di Mohammed Reza Pahlavi e alcuni paesi dell’Europa occidentale, in particolare Gran Bretagna, Francia e Italia, dall’età d’oro del regime dello scià all’instaurazione della Repubblica islamica. A partire dagli anni Sessanta, la crescita apparentemente inarrestabile delle rendite petrolifere iraniane e i progressi compiuti dal paese in ambito economico attrassero molte compagnie europee in Iran, gettando le basi per una partnership commerciale estremamente redditizia, a cui facevano da corollario una solida cooperazione politica e un’importante partecipazione europea al riarmo di Teheran. Questi legami privilegiati furono fortemente danneggiati dalla rivoluzione ma non del tutto interrotti. Essi rappresentarono la premessa per la ripresa inizialmente debole, quindi sempre più considerevole delle relazioni bilaterali tra il nuovo regime al potere a Teheran e alcuni dei suoi partner europei durante gli anni Ottanta. Partendo da queste premesse, l’intervento si propone di indagare le matrici della collaborazione tra alcuni paesi chiave dell’Europa occidentale e Iran durante l’epoca Pahlavi, la risposta che essi fornirono in occasione della rivoluzione del 1979 e il ruolo svolto dall’evoluzione dello scenario interno iraniano nella riformulazione delle relazioni bilaterali all’indomani della creazione della Repubblica Islamica, in una fase di profondo dibattito sull’identità rivoluzionaria del nuovo regime e sulle relazioni tra Teheran e la comunità internazionale.
Curriculum dei partecipanti
Michele Brunelli
Professore aggregato di Storia ed Istituzioni delle società musulmane ed asiatiche all’Università degli Studi di Bergamo e docente a contratto di Storia delle civiltà e delle culture politiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. Tra le pubblicazioni recenti: Il regime sanzionatorio contro l’Iran. Una valutazione dell’impatto a livello politico, economico e sociale e un’analisi sui nuovi scenari e sulle potenzialità strutturali nel periodo post-embargo, Roma, 2017; “Un persiano nella Francia del Re Sole. La controversa ambasciata di Mohammad- ReżāBeg del 1715”, Storia Urbana, vol. 151/2016, pp. 5-61; “Sei giorni con lo Shāh. Un commento alla lettera di un viaggiatore veneziano alla corte di ‘Abbās il Grande”, Storia Urbana, vol. 146/2015, pp. 115-156.
Massimiliano Vaghi
Dottore di ricerca in Storia internazionale e post-doc in Storia moderna, è ricercatore di Storia e istituzioni dell’Asia presso l’Università degli Studi di Bergamo. I suoi studi riguardano le relazioni Europa-Asia e il colonialismo francese nell’area del subcontinente e dell’oceano indiano fra XVIII e XX secolo. Tra le sue recenti pubblicazioni si segnalano: La France et l’Inde. Commerces et politiqueimpérialeauXVIIIesiècle(Paris, 2016) e la curatela I mondi dell’Asia (Milano- Udine, 2016).
Claudia Castiglioni
Assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Milano e docente a contratto di storia e politica iraniana presso l’Institut d'études politiques de Paris (Sciences Po). Tra le sue pubblicazioni si segnalano: “No longer a client, not yet a client: the US–Iranian alliance in the Johnson years”, Cold War History(Vol. 15, Issue 4, 2015) and “Gli Stati Uniti e la modernizzazione iraniana (1960-1969)”, (Mondadori, 2015).
Riccardo Redaelli
Relatori
Michele Brunelli
Massimiliano Vaghi
Claudia Castiglioni
Abstract
Il panel si propone di incoraggiare una riflessione di lungo periodo su tre momenti paradigmatici, pur nella loro diversità, della storia della Persia/Iran, ossia le epoche legate alle dinastie safavide, qajar e pahlavi. Questi distinti periodi esprimono tre posture diverse nei rapporti di questo paese con l’Europa e l’Occidente, e contribuiscono a chiarirne la complessità delle relazioni, al di là di una narrazione divulgativa troppo spesso condizionata dal cosiddetto “discorso postcoloniale” o, all’opposto, dai timori legati ad un presunto scontro di civiltà fra Occidente e Oriente, quando invece le relazioni fra queste civiltà plurimillenarie rappresentano un’intricata tessitura ben evidenziata dalla famosa definizione dello studioso Hamid Dabashi, secondo il quale l’Iran è al tempo stesso politicamente antagonista ma filosoficamente intimo con l’Occidente.
Questo panel, pertanto, si pone l’obiettivo di illustrare, alla luce di un’analisi storica puntuale, i principali processi socio-politici e geopolitici, e le dinamiche culturali che hanno caratterizzato – fra XVI e XX secolo – le relazioni fra la Persia/Iran e l’Europa, quali, ad esempio, le persistenze dell’epoca coloniale, le pratiche politiche locali, la politica economica, la democratizzazione, la diffusione della cultura e gli scambi culturali, i conflitti interni ed esterni, le relazioni internazionali e l’autoritarismo politico.
L’Europa alla (ri)scoperta della Persia: mercanti, avventurieri e religiosi alla corte dei Safavidi
Michele Brunelli
La Persia ha da sempre rappresentato un’attrattiva per le potenze europee, sia dal punto di vista economico, sia quale alleato politico-militare strategico in funzione anti-ottomana, soprattutto durante la dinastia safavide (1501-1736). Il fatto che l’impero fosse attraversato da una delle diramazioni della Râh-e abrīšam– la via della Seta – lo rendeva meta di mercanti, in special modo italiani e francesi, alla ricerca di sete, tessuti e gioielli, che avrebbero poi costituito la base di un gusto “orientale” – non ancora “orientalista” – una moda, seppur temporanea, che affascinerà non solo le corti, ma anche parte della borghesia. Quale alleato strategico sarà invece meta di diplomatici e di avventurieri, i quali, in cambio di moderne armi, cercheranno di conquistarsi la fedeltà degli Šāh al potere, nel tentativo di realizzare gli interessi nazionali delle corone europee. Ma la Persia, forte del suo retaggio storico, eserciterà una forza di attrazione anche sul piano culturale. Il desiderio di mutua conoscenza, in un moto biunivoco – Occidente vs Oriente e viceversa – che si realizzerà attraverso i viaggiatori/mercanti, ma anche grazie agli ordini religiosi mendicanti, inaugurerà una collaborazione duratura che si dipanerà nel corso dei secoli, sino a caratterizzare – sebbene nelle difficoltà di vicende a noi coeve – le relazioni tra l’Iran e l’Europa anche nella contemporaneità.
Il “grande dilemma”: la corte Qajar e le risposte all’ingerenza europea in Persia (1797-1828)
Massimiliano Vaghi
Fath Ali Shah Qajar (1772-1834), nipote del fondatore della dinastia Qajar (sovrani di Persia dal 1786 al 1925), salì al trono nel 1797 e, nel 1804, invase la Georgia, dando il via a quella che è conosciuta come la prima guerra russo-persiana (1804-1813). Nel corso di questo conflitto, non solo la Persia dovette abbandonare, in favore dell’impero russo, i territori georgiani appena conquistati, ma anche gran parte delle sue province nel Caucaso. Il tentativo di Fath Ali Shah di riconquistare il controllo della Georgia (con la seconda guerra russo-persiana, 1826-28) fallì egualmente e la Persia ricadde – secondo l’interpretazione storiografica prevalente – sotto l’influenza russa.
In questa complessa fase delle relazioni internazionali della Persia, fra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, i decisori politici qajari si trovarono davanti al dilemma di dover scegliere se accettare un accordo con la Russia fortemente penalizzante per i loro interessi regionali, oppure di dover accettare un’alleanza “sussidiaria” con la Gran Bretagna – il cui impero indiano era in fase di costituzione – o, infine, di decidere se attuare l’opzione della collaborazione – irta di difficoltà e incomprensioni – con una terza potenza europea, la Francia di Napoleone, attenta ai propri interessi in Asia meridionale in chiave anti-britannica.
Iran ed Europa: dall'apogeo della monarchia Pahlavi alla creazione della Repubblica Islamica
Claudia Castiglioni
L’intervento prende in esame le relazioni tra l’Iran di Mohammed Reza Pahlavi e alcuni paesi dell’Europa occidentale, in particolare Gran Bretagna, Francia e Italia, dall’età d’oro del regime dello scià all’instaurazione della Repubblica islamica. A partire dagli anni Sessanta, la crescita apparentemente inarrestabile delle rendite petrolifere iraniane e i progressi compiuti dal paese in ambito economico attrassero molte compagnie europee in Iran, gettando le basi per una partnership commerciale estremamente redditizia, a cui facevano da corollario una solida cooperazione politica e un’importante partecipazione europea al riarmo di Teheran. Questi legami privilegiati furono fortemente danneggiati dalla rivoluzione ma non del tutto interrotti. Essi rappresentarono la premessa per la ripresa inizialmente debole, quindi sempre più considerevole delle relazioni bilaterali tra il nuovo regime al potere a Teheran e alcuni dei suoi partner europei durante gli anni Ottanta. Partendo da queste premesse, l’intervento si propone di indagare le matrici della collaborazione tra alcuni paesi chiave dell’Europa occidentale e Iran durante l’epoca Pahlavi, la risposta che essi fornirono in occasione della rivoluzione del 1979 e il ruolo svolto dall’evoluzione dello scenario interno iraniano nella riformulazione delle relazioni bilaterali all’indomani della creazione della Repubblica Islamica, in una fase di profondo dibattito sull’identità rivoluzionaria del nuovo regime e sulle relazioni tra Teheran e la comunità internazionale.
Curriculum dei partecipanti
Michele Brunelli
Professore aggregato di Storia ed Istituzioni delle società musulmane ed asiatiche all’Università degli Studi di Bergamo e docente a contratto di Storia delle civiltà e delle culture politiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. Tra le pubblicazioni recenti: Il regime sanzionatorio contro l’Iran. Una valutazione dell’impatto a livello politico, economico e sociale e un’analisi sui nuovi scenari e sulle potenzialità strutturali nel periodo post-embargo, Roma, 2017; “Un persiano nella Francia del Re Sole. La controversa ambasciata di Mohammad- ReżāBeg del 1715”, Storia Urbana, vol. 151/2016, pp. 5-61; “Sei giorni con lo Shāh. Un commento alla lettera di un viaggiatore veneziano alla corte di ‘Abbās il Grande”, Storia Urbana, vol. 146/2015, pp. 115-156.
Massimiliano Vaghi
Dottore di ricerca in Storia internazionale e post-doc in Storia moderna, è ricercatore di Storia e istituzioni dell’Asia presso l’Università degli Studi di Bergamo. I suoi studi riguardano le relazioni Europa-Asia e il colonialismo francese nell’area del subcontinente e dell’oceano indiano fra XVIII e XX secolo. Tra le sue recenti pubblicazioni si segnalano: La France et l’Inde. Commerces et politiqueimpérialeauXVIIIesiècle(Paris, 2016) e la curatela I mondi dell’Asia (Milano- Udine, 2016).
Claudia Castiglioni
Assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Milano e docente a contratto di storia e politica iraniana presso l’Institut d'études politiques de Paris (Sciences Po). Tra le sue pubblicazioni si segnalano: “No longer a client, not yet a client: the US–Iranian alliance in the Johnson years”, Cold War History(Vol. 15, Issue 4, 2015) and “Gli Stati Uniti e la modernizzazione iraniana (1960-1969)”, (Mondadori, 2015).